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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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L’italia che ho trovato dopo quasi due anni che mancavo

Ragazza con la mascherina chirurgica

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In questo articolo mi soffermerò soprattutto sul cosa ho sentito e “soppravissuto “ nella “nuova Italia” nei miei due giorni italiani (…).

Voglio precisare che non ho mai usato, nè portato maschere dall’inizio della pandemia in Croazia, ma lo spiegherò in maniera più dettagliata, in una altro articolo, con dati reali e concreti.

Parto da Zagabria, dove abito da ben 26 anni. Sul confine con la Slovenia, non ci sono particolari problematiche e, così pure sul confine con l’Italia.

Autogrill 1.

Dopo aver superato il confine italiano, ho pensato di farmi un’espresso all’italiana, che mi mancava da molto. Entro in un Autogrill, senza maschera, mi rivolgo alla cassa e la cassiera mi dice: ”lei deve portare la maschera, altrimenti non le faccio lo scontrino”. Me ne esco, prendo la maschera (o quella che sembra essere) dalla macchina, rientro, la cassiera mi dà lo scontrino e mi tolgo subito la maschera, con tanto di panico negli occhi della cassiera, vado al bancone, bevo il caffè, nessuno ci “sputa” dentro, visto che non ho maschera, mene vado al bagno, faccio il mio bisognino, mene esco, sempre senza maschera e riparto, Non ci sono cadaveri attorno a me.

Autogrill 2

Entro per andare a mangiare e mi accodo alla fila del self service. Quando arrivo davanti al bancone dei primi, la ragazza mi dice: “mi scusi se ha la maschera se la metta, almeno qua. Sa, sappiamo che ci prendono in giro, ma purtroppo dobbiamo eseguire gli ordini”. Mi ricordo che in tasca ho quella che ho indossato nel primo autogrill e la metto e rivolgendomi a lei gli dico: “poverette voi, non vorrei proprio essere al vostro posto, ma la capisco e la ringrazio per il suo cortese appello”. Tolgo la maschera, mi siedo, mangio e me ne vado, senza rimettere la maschera e riparto. Anche qui nessun cadavere.

Destinazione.

Il fratello che mi accoglie in casa, mi riceve e parliamo del più e del meno. Tanto ci si sentiva in continuazione, per cui poche novità. Vedo maschere da tutte le parti. Sapevo che è un pro-vaxx e fautore della maschera 24/24, ma non credevo che fosse un “talebano” a tal punto.

Vado a trovare dei miei parenti, da anni “acciaccati”. La conversazione principale: il covid. Mia cugina mi dice: “lo sai che noi abbiamo avuto 200 decessi per covid?”. Ma ribatto io: “Ma la zona è densamente abitata, per cui… non vedo delle incongruenze, con i normali decessi, forse in più del normale, ma in un anno, 200 persone, se calcoliamo i normali decessi …, non credo che si sfori di molto la statistica locale”. Non lo avrei dovuto dire, riparte con: “ ma lo sai che le ambulanze, a sirene spiegate ogni giorno prima da una parte e poi dall’altra, andavano a recuperare malati, cadaveri… ” Penso: “le solite leggende metropolitane”, e mi fermo qui, tanto è inutile parlarne. Insomma, li lascio parlare, non faccio opposizione. Faccio solo loro presente che li trovo un po più malconci, dall’ultima volta. Anche loro non sanno darsi una spiegazione, eppure mi dicono che sono stati vaccinati… Li lascio con un augurio di rivedersi al più presto. Nessuna correlazione con la vaccinazione, quindi (?).

La sera, assieme con altri parenti, arriviamo alla presentazione del libro di nostro padre, post mortem (non c’entra il “coviddi”, la morte risale a un paio di anni prima, per tumore). Bellissima serata, molto commovente, come bellissimo il mio discorso (ovvio) e i ringraziamenti. Precisazione: per entrare hanno chiesto il green pass (io lo chiamo passato verde), non avendolo, in quanto non in(o)culato con il farmaco sperimentale (così è nei foglietti che ti fanno firmare al momento della iniezione), ho dato il documento del test rapido. Mentre tutti tengono la maschera in un luogo aperto e ampio, il sottoscritto, come al solito, niente. Parlando, mi confessano che quello che sta succedendo è ridicolo, ma sono sottoposti a stress mentale, devono vaccinarsi, tenere le distanze, tenere le maschere… eppure abbracci e baci a tutti e, ad oggi, nessun decesso (mi sono informato). In quel momento di vicinanza e calore umano, è sembrato a tutti, per un istante, di essere ritornati al passato. Si parla uno vicino all’altro, ci si ricordano i momenti passati assieme, le amicizie e i personaggi di un tempo… un normale momento di “normalità”. Ma il centro del paese era vuoto, Nessuno in giro, una tristezza incredibile.

Quell’ambiente lugubre e vuoto delle strade del mio ex paese, sembrava di rivivere il periodo della seconda guerra mondiale, con tanto di coprifuoco serale. Entro nell’unico bar aperto e lì vedo ragazzi che si divertono, parlano, nessuna maschera, nessun allarmismo. Poi capisco… sono ultras dell’Atalanta. Gli unici veri uomini in quel contesto.

Ritorno a casa. Centro commerciale.

Dopo colazione, saluto il fratello che mi ha ospitato, e vado in un centro commerciale per alcune compere. Lì di nuovo senza maschera. Accontento un dipendnete che, gentilmente, mi chiede di mettere la maschera e inizio la spesa. Tra gli scaffali, mentre cerco un prodotto, sento dietro di me: “lei signore, la maschera. La tenga fino a sotto gli occhi…”, le rispondo scherzosamente: “ ma si vede che morirò!”. Lei mi si rivolge in maniera schizzosa: “bene!” e se ne và. “….” no comment! Mentre cerco ancora tra gli scaffali chiedo ad una signora, che lavora nel centro, dove posso trovare quello che cerco. Lei si rivolge a me e mi dice: “si alzi la mascherina, altrimenti finisce in intensiva (terapia intensiva, voleva dire)”. Questa volta voglio sfidare questa signora e le dico: ” ma ho fatto due dosi di vaccino, sono immune” e sorrido. Lei, con fare prussiano, risponde: “non è per noi, è per gli altri”. Mi trattengo dalle risate. Questo è il primo vaccino che salva gli altri e non se stessi. Non ho parole. Finisco la spesa e mene vado

Autogrill 3

Arrivo di nuovo in un altro autogrill per il pranzo. Entro nel “grill”, sempre senza maschera e una dipendente mi chiede il “GP”. Ovviamente non avendolo, per i motivi già detti, le mostro il test rapido. Non riuscendo a leggere il codice QR, apre il foglietto, e qui la fermo e le dico: “ guardi che all’interno ci sono dati personali”. Spaventata mi chiede allora solo la data, e gliela indico. All’interno, sempre al bancone dei primi, la signora che serve dietro il bancone, mi chiede di mettere la maschera. Questa volta rispondo che ho il tampone e che, per questo, sono in regola e sano (sempre con un sorrisino sulle labbra). Lei si inaltera e mi dice: “comunque non è vaccinato”, allora le chiedo: “scusi, lei è vaccinata?”. Lei mi guarda dritto negli occhi e mi dice: “si!”. E le chiedo: “allora perché la maschera?”. Lei, fulminandomi, mi risponde: “perché è d’obbligo”. Pago, mi siedo, consumo il pasto e me ne vado.

Croazia

In dogana croata, mi chiedono dove sono stato e se ho il certificato o il test. Al poliziotto, gli dico, in croato ovviamente: “l’ho fatto ieri al centro test croato. Sono coperto fino a domani mattina, quindi sono sano come un pesce”. Il poliziotto se la ride e mi fa entrare.

Alla prossima ….

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