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Epicuro e Democrito, un confronto a suon di “atomi”

Filosofi che discettano sull'atomo

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Addentrarsi nelle teorie elaborate dai filosofi è come voler entrare nella selva oscura dantesca e attraversarla senza alcuna guida.

Eh, già! Perché mica è così semplice porsi sulla scia dei loro pensieri, con estrema facilità ci si perde nei multiformi concetti partoriti da quelle capocce geniali.

Leggendo questi due sagaci pensatori – ops, chiedo venia, nulla bisogna dare per scontato – mi riferisco a Epicuro e Democrito, sono stata attratta dalla “Fisica”, io che con la fisica non c’entro proprio nulla.

Fisica epicurea vs Fisica democritea

La fisica di Epicuro, meglio nota come metafisica, è una forma di atomismo, di materialismo e di determinismo che si rifà al modello democriteo ma da cui, poi, si discosta.

Andiamo a vedere le speculazioni filosofiche messe in campo da Epicuro, che cozzano con quelle del suo collega Democrito.

Le differenze non son poche.

Intanto, Epicuro sostiene che gli atomi siano indivisibili, sia fisicamente che ontologicamente, ma logicamente e mentalmente divisibili in frammenti, quelli che lui chiama minimi, che non possono essere ulteriormente divisi, neanche teoricamente.

Il perspicace Democrito aveva distinto gli atomi in base a figura, ordine e posizione, mentre Epicuro li aveva contraddistinti per figura, grandezza e peso. Ed è proprio sulla proprietà del peso che avviene la frattura tra i due sapienti. Se per Democrito gli atomi hanno come caratteristica naturale il movimento, ovvero, un elemento originario della materia che non necessita di essere dedotto, Epicuro, al contrario, per spiegare il moto degli atomi ricorre proprio al peso, che consente agli atomi di cadere nel vuoto in linea retta e alla medesima velocità.

La conseguenza di tale ragionamento porta Epicuro a formulare il concetto di clinamen, idea del tutto assente in Democrito.

La teoria del clinamen serve a Epicuro per far sì che gli atomi si incontrino e interagiscano mediante una deviazione – “clinamen” significa “deviazione”, declinazione – accidentale e spontanea della loro traiettoria.

Solo questione di fisica per Epicuro?

No, di certo! Quando si parla di Epicuro entra sempre in gioco l’Etica.

Eh, già! La fisica atomistica poteva condurre diritto al meccanicismo e, come conseguenza, alla negazione di ogni forma di libertà.

Consentire agli atomi di interagire in modo casuale durante il loro movimento significava inserire, oggettivamente, un principio di casualità e di spontaneità compatibile con l’agire libero e indipendente dell’individuo. Non a caso Epicuro, nella Lettera a Meneceo, scrive: “Era meglio, infatti, credere ai miti sugli Dei, piuttosto che essere schiavi del destino dei fisici: quelli, infatti, suggerivano la speranza di placare gli Dei per mezzo degli onori, questo, invece, ha implacabile necessità”.

Epicuro è Epicuro, cos’altro?

Per approfondimenti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Democrito

https://it.wikipedia.org/wiki/Epicuro

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