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Copertina: Stalin? Ha perso, anche se ha vinto
Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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Siamo governati veramente da degli stupidi, arroganti e totalmente ignoranti

Mario Draghi travestito da clown davanti al tendone di un circo

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Questa guerra nel nord est europeo ha portato, inseme agli orrori classici di qualsiasi guerra, come morti, feriti e classiche atrocità umane, anche dei rischi veramente enormi per la prosecuzione tranquilla della vita negli altri paesi dell’Unione, dal punto di vista sia energetico che, sopratutto, alimentare.

E questo, principalmente, poiché, come ho già avuto modo di dire in altri articoli, l’intera Europa ha deciso di seguire, belante, lo stupido zio Sam e le sue aberranti voglie di imperialismo e dominio assoluto di tutto il mondo ma, soprattutto, perché abbiamo avallato, stupidamente, delle sanzioni che ci si sono ritorte contro, per quanto stupide erano e, come dimostrano i fatti, che ormai vengono alla luce giorno dopo giorno, hanno avuto, come risultato palese, l’ulteriore arricchimento della Russia e il sostanziale impoverimento delle masse di popolazione Europea che, incolpevoli e, in special modo, impossibilitate ad intervenire in alcun modo per porre fine a questa immensa idiozia commessa dai nostri politici, soffre in silenzio.

Però basterebbe andare a guardare un po’ di dati ufficiali di produzione e consumo per capire che, alla fine dei conti, tutto questo allarmismo non è poi tanto giustificato, e potrebbe essere azzerato molto rapidamente, con il ritorno del benessere per tutti quanti.

Come tutti hanno ormai capito, i capitoli maggiormente importanti, in questo frangente, sono quelli relativi all’energia e all’alimentazione, sia umana che animale, per cui diamo uno sguardo più da vicino a quelli che sono i dati di consumo e produzione italiana.

SETTORE ALIMENTARE

Per quanto riguarda il settore alimentare che, in definitiva, si riduce per la quasi totalità ai cereali – grano, orzo, avena, mais, girasole –, come sostiene COLDIRETTI, nel 2021 abbiamo importato dall’Ucraina e dalla Russia rispettivamente 12 milioni e 10 milioni di tonnellate di grano duro e tenero, e altri prodotti come semi oleosi e farinosi, per un totale del comparto di circa 450 milioni di Euro.

In questi dati spicca la cifra spesa per l’olio da semi di girasole, pari a circa 210 milioni di euro, cioè quasi la metà della spesa agricola estera, mentre il frumento assorbe una piccola fetta di tutto ciò, con i suoi 23 milioni di euro.

Un occhio particolare dovrebbe essere dato al mais, che, notoriamente, è una coltura che necessita di moltissima acqua e, quindi, adatta più alle pianure altamente irrigue del nord Italia, piuttosto che a quelle del centro sud.

Bisogna, però, anche dare un’occhiata alle bestialità fatte nel passato nel settore agricolo, da ministri ed uomini politici del tutto incompetenti – uno fra tutti Alfonso Pecoraro Scanio, che ha disintegrato quello che rimaneva dell’agricoltura Italiana con politiche scellerate – e producendo, così, nell’intero territorio Italiano, fra set-a-side e terreni a riposo (perché conveniva maggiormente, a livello economico, potersi prendere la P.A.C., piuttosto che coltivarli), 3,5 milioni di ettari completamente incolti ed improduttivi.

Ora, facendo un semplice calcolo matematico, e sapendo che ogni ettaro di terreno coltivato a frumento, tenero o duro che sia, può dare una media di produzione pari a circa 45 quintali per ettaro, moltiplicandoli per anche solo l’80% dei terreni incolti si otterrebbero circa 12 milioni di tonnellate all’anno, che ci permetterebbero di ridurre notevolmente la dipendenza dall’importazione sia russa che ucraina o di qualsiasi altro paese.

In ogni caso, si potrebbe mettere in moto quel meccanismo virtuoso che coinvolge sia la produzione di prodotti locali, l’economia e l’impiego di manodopera, che sia Italiana o straniera.

Cioè, in definitiva, tutti i possibili aiuti economici provenienti dal governo, piuttosto che dall’aiuto dell’Unione Europea, con i suoi “lungimiranti” piani, chiamati con nomi altisonanti come il P.N.R.R. (che solo a sentirlo nominare, mi fa diventare nervoso) si vedrebbero ritornare, sotto forma di tasse, minor incidenza della bilancia d’importazione e, in sostanza, maggior benessere diffuso.

SETTORE ENERGETICO.

Per quanto riguarda il settore energetico, il discorso è leggermente più complicato, in quanto dobbiamo scontare le immense idiozie compiute -sempre, comunque, guidati da una massa di politici imbecilli e organizzazioni “ambientaliste” totalmente accecate da un fanatismo stupido e becero – nel lontano 1985, quando, da soli, ci siamo castrati, negando con referendum (uno dei pochi che è stato attuato, fra parentesi) antinucleare e, di conseguenza, abbiamo iniziato a smantellare le 4 centrali nucleari che erano già state iniziate, e per le quali erano già stati spesi decine di miliardi, se non centinaia (detto fra le righe, ancora oggi non sono state demolite del tutto, e ci vorranno ancora anni e fior di milioni per finire il lavoro inutile iniziato quasi 40 anni fa) -.

Altro enorme “scotto” che dobbiamo pagare, ancora oggi, è quanto successe al povero Enrico Mattei, che, colpevole solo di aver mappato l’intero sottosuolo della nostra bella penisola, fu semplicemente tolto di mezzo, in modo che non potesse dar noie al potere costituito ed alle potenti lobbies del petrolio.

Sì, perché bisogna che ci si ricordi molto bene che il nostro “stivale” poggia, letteralmente, sopra un mare di petrolio e gas naturale, che potrebbe fornirci molto di più dei miseri 56 mila barili di greggio che estraiamo quotidianamente, potendo farci arrivare, forse, a qualche milione di barili al giorno e, di conseguenza, renderci non solo totalmente autonomi per quanto riguarda il fabbisogno energetico, ma ci permetterebbe di poter anche vendere a terzi le eccedenze, rimpinguando, così, le sempre asciutte casse dello stato.

Ma, senza voler iniziare una querelle infinita su quello che è stato e quello che avrebbe potuto essere, andiamo ad analizzare, nello specifico, i dati di consumo e produzione attuali per quanto riguarda l’energia elettrica Italiana.

T.E.R.N.A., che è il gestore globale dell’energia elettrica distribuita in Italia, ci dice, con i suoi rapporti trimestrali, che nel 2020 abbiamo avuto una leggera contrazione dei consumi – per via dei vari lockdown – un 5,8% in meno dell’anno precedente e, per l’esattezza, circa 301 TeraWatt/ora (un TeraWatt/ora è un miliardo di KiloWatt/ora), di cui 269 prodotti da noi stessi e circa 32 immessi nella rete nazionale dall’importazione estera.

Ora, sapendo che il KWh ha un costo oscillante intorno ai 25 centesimi di euro, è facile fare il conto di quanto ci costi questa importazione, ovvero circa 8 miliardi di euro che, in ogni caso, sono sempre e comunque una bella cifra.

Personalmente, ho voluto fare un semplice conto per vedere quanto fotovoltaico bisognerebbe impiantare, al fine di sopperire a questa mancanza che siamo costretti ad importare annualmente, e i risultati, devo dire, sono altamente sconfortanti.

Calcolando che per generare 20 KWh ad alta efficienza (con picco di 450 watt) ci vogliono circa 77 metri quadri di tetto, facendo un semplice calcolo matematico, con circa 350 Km quadrati, o di tetto o di terreno, si potrebbe avere l’autosufficienza elettrica del nostro paese.

Assurdo, vero? Basterebbe una città come Milano e i suoi tetti per dare corrente elettrica all’intero paese.

E se, per assurdo, avessimo dei politici leggermente meno ignoranti e più attenti e votati al benessere della cittadinanza dalla quale si sono fatti eleggere, con molta probabilità si potrebbe dare il via ad un piano energetico realmente lungimirante e futuristico, con il quale rendere questo paese un esempio per tutto il mondo, invidiato non solo per i tesori architettonici e per le bellezze paesaggistiche che ci sono state donate dalla natura, ma anche e soprattutto per l’intelligenza di chi ci abita.

Per quanto riguarda il petrolio, attualmente importiamo circa 5,6 miliardi di Kg di greggio dalla Russia, prevalentemente, che sono circa 35 milioni di barili di petrolio e, come sopra detto, basterebbe che noi ne estraessimo anche solo 100 mila in più al giorno per avere l’autosufficienza anche sotto a quel profilo senza, peraltro, dover comperare costosissime navi rigassificatrici, che non solo sono ingombranti e fanno l’immensa gioia di tutti gli accaniti ambientalisti ed ecologisti del momento, ma ce ne vorrebbero talmente tante che produrrebbero un inquinamento marino tale da rendere il nostro meraviglioso Mediterraneo una maleodorante pozza di acqua stagnante.

In un ipotetico referendum bisognerebbe rivolgere, ai cittadini, una domanda molto semplice: preferite vedere 550 navi cisterna con gas liquido al giorno andare su e giù per il mediterraneo (calcolo fatto in un recente articolo) o preferite che vicino a Gela od Argenta si perforino una decina di pozzi di petrolio aggiuntivi, in modo da avere l’autosufficienza energetica che si richiede?

State pur tranquilli che la seconda scelta verrebbe indicata, come minimo, dal 90% dagli Italiani – il 10% negativo sarebbero i soliti ecologisti della domenica –, e così potremo finalmente bypassare le inutili e perverse lotte intestine di tutti i partiti e micro partiti che stanno seduti nel parlamento al principale scopo di guadagnarsi quanti più soldi possibile.

Come si può vedere facilmente, i problemi possono essere grandi quanto volete ma, con un briciolo di volontà, ed adoperando quello che ci è stato donato all’interno della nostra scatola cranica, si possono risolvere tutti quanti nel migliore dei modi.

E con pochissimo dispendio di energie.

https://www.repubblica.it/green-and-blue/2022/03/11/news/crisi_energetica_petrolio_russia_import_greggio-340980253/

https://www.sorgenia.it/guida-energia/produzione-energetica-italia#:~:text=Secondo%20i%20dati%20di%20Terna,della%20pandemia%20di%20Covid%2D19.

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