In questi ultimi tempi si fa un gran parlare dell’ipotesi di posizionare una nave rigassificatrice nel porto di Piombino, in Toscana, al fine di dare una mano sostanziale alla produzione di gas alternativo per il fabbisogno nazionale.
Aprendo una piccola parentesi, va considerato che, attualmente, noi importiamo dalla Russia all’incirca 30 miliardi di metri cubi di gas in forma aeriforme attraverso il Nord Stream 1 che, a sua volta, è allacciato a tutte le condotte che portano il prodotto nelle nostre tubazioni.
A prescindere dal fatto che tutti quanti i nostri politici, indistintamente e, per una volta tanto, in perfetto accordo fra di loro, hanno deciso preventivamente che, indipendentemente dall’andamento della guerra fra Russia ed Ucraina, noi non faremo “mai più affari con la Russia”, per cui si sono dati un gran da fare – a chiacchiere – per trovare fonti di approvvigionamento alternativo o sistemi estremamente laboriosi per reperire le risorse energetiche che servono alla nostra nazione.
Tralasciando, per il momento, tutta la querelle esistente in proposito, ovvero la possibilità di “mettere a terra” delle strategie e dei consequenziali piani industriali “strategici” e non solo, come rimedio temporaneo – ho già avuto modo di parlarne diffusamente in precedenti articoli – voglio analizzare nel dettaglio le problematiche inerenti al rigassificatore che vogliono installare a Piombino.
Andando nello specifico tecnico, va detto che un rigassificatore simile ha la capacità di accogliere delle navi “metaniere”, le più grandi delle quali gli possono conferire fino a 266.000 metri cubi di G.N.L. ovvero Gas Naturale Liquefatto, che, una volta trasformato o, per meglio dire, “rigassificato”, aumenta fino a 160 milioni di metri cubi di gas aeriforme, da convogliare poi nelle tubature nazionali.
Attualmente l’Italia dispone di 3 rigassificatori localizzati a Livorno, La Spezia e Rovigo, i quali rigassificano già, all’incirca, 14 miliardi di metri cubi di gas, e avrebbero una capacità operativa, in aggiunta, di altri 6 miliardi di metri cubi, che andrebbero a sostituire una parte del gas importato dalla Russia.
In questo modo mancherebbero all’appello, per essere autosufficienti, circa 24 miliardi di metri cubi di gas che, nella sua forma liquefatta, equivalgono a circa 38/40 milioni di metri cubi di G.N.L. all’anno, che, dopo un semplice calcolo matematico, ci indicano in 144 il numero delle navi che dovrebbero fare la spola fra gli U.S.A. e Piombino ogni anno (all’incirca 1 ogni 3 giorni).
Senza considerare, per il momento, fattori estremamente importanti, quali il costo e la qualità di tale gas, che sono, rispettivamente superiore e inferiore al gas Russo (costa molto di più ed è di una qualità assolutamente inferiore, in quanto è denominato shale gas, prodotto da fracking, ovvero frantumazione di argille in profondità tramite immissione di acqua, fra parentesi, molto avversato da ambientalisti per il suo alto impatto ecologico), va detto che una così alta presenza di navi gigantesche nel corridoio marittimo che conduce al porto di Piombino, per evidenti motivi, non può assolutamente essere una cosa né gradita né, tanto meno, “saggia” da parte di qualsiasi potere politico.
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Ritengo che tutti quanti si ricordino quanto è successo pochi anni fa, quando una immensa nave (sempre più piccola, ad ogni buon conto, di una nave metaniera) di nome Costa Concordia, grazie ad una improvvida manovra del suo sciagurato comandante, ha causato il naufragio della stessa, e la conseguente morte di 32 persone, per cui penso che sia abbastanza facile intuire come un così alto “traffico” marittimo potrebbe causare, prima o poi, un incidente con un di queste “bombe ad orologeria” galleggianti.
Il problema, però, non sarebbe l’incidente in sé e per sé, con le eventuali vittime fra l’equipaggio che ne deriverebbero, ma dalla immane deflagrazione – nel peggiore dei casi – di tutto il gas liquefatto contenuto all’interno della stessa nave, e se considerate che 266 mila metri cubi di gas liquido diventano 160 milioni di gas aeriforme, è facile immaginarsi il disastro catastrofico che potrebbe derivare da una simile evenienza.
In più, va considerato che tale rigassificatore dovrebbe essere posizionato non tanto al largo di Piombino, ma esattamente all’interno del porto stesso, innalzando, di fatto, il livello di sicurezza necessaria al fine di scongiurare qualsiasi tipo di incidente “casuale” nel futuro della cittadina toscana.
Per fare uno stringente parallelo, di modo da comprendere i giusti timori degli attuali amministratori locali, è del tutto chiaro che in una stradina di campagna dove passano 2 macchine al giorno ci saranno, sicuramente, meno incidenti di una via centrale di una città come Milano, dove di macchine ne passano diverse migliaia al giorno.
E così sarebbe per un tratto di mare dove già oggi il traffico navale è assai sostenuto, per cui, con l’aumento dovuto al passaggio di enormi navi quasi quotidianamente, per gli ovvi motivi dovuti alla vicinanza delle stesse le une con le altre, le probabilità di qualche incidente fortuito aumenterebbero a dismisura.
Ed è per questo che l’attuale sindaco di Piombino, espressione di Fratelli d’Italia – centro destra – si è opposto sia alla direzione stessa del suo partito che alla autorizzazione a far posizionare questo mega rigassificatore all’interno del porto della sua città, in accordo, questa volta, con la quasi totalità della cittadinanza.
La mia conclusione sull’intera vicenda non può essere che negativa al massimo grado, in quanto, sebbene io sia un sostenitore del fare, e ritenga che in Italia siamo troppo condizionati dai veti incrociati di mille associazioni e lobby di interessi finanziari ed economici che ci impediscono di costruire qualsiasi cosa (pale eoliche, termovalorizzatori, ecc) sono anche convinto che, di fronte a scelte così scellerate che, sostanzialmente, non risolvono il problema di fondo, bisogna anche avere il coraggio di dire di no.
Come spesso ci capita di vedere, negli affari che riguardano il nostro paese, l’intera classe politica non è assolutamente all’altezza dei compiti che dovrebbero essere chiamati a risolvere, e fino a quando non capiremo che il vero cambiamento per la nostra povera Italia passa obbligatoriamente attraverso una sostituzione globale della classe dirigenziale attuale, non andremo assolutamente da nessuna parte.