E’ indiscutibile che la mortalita’ di un virus, batterio od altra patologia qualsiasi, e’ data dall’incidenza dei morti sul totale dei contagi in un dato periodo.
E’ altrettanto ovvio che, alla luce di tale enunciato, piu’ e’ alto il campione preso in esame e piu’ attendibile il risultato.
A mero titolo esemplificativo, se su 3 contagi si ha 1 morto, non si puo’ assolutamente dire che la mortalita’ sia del 33%.
Ecco perche’, storicamente le statistiche sulle influenze stagionali, sono attendibili al 99,99% poiche’ si conosce il montante dei contagiati – di norma oltre i 10 milioni l’anno – a fronte dei quali si hanno numeri ben precisi ed identificati di mortalita’.
Pur tuttavia anche in questo caso, va preso in considerazione il fatto che sia l’ISS che l’Istat, procedono a dei conteggi numerici, non anno su anno ma a distanza di 2 anni dai fatti, in quanto per poter fornire dati attendibili, hanno necessariamente bisogno di conoscere le causalita’ precise di morte e per far questo, ogni ospedale ha bisogno di almeno un anno di tempo.
Questo lungo preambolo, e’ necessario per comprendere i dati che indichero’ ora.
Se noi prendiamo i dati Italiani, si parla ad oggi di 225.435 contagi con 31.908 deceduti che porta la percentuale di letalita’ al 14,16%.
I dati della Russia dicono che su 281.752 contagi ci sono stati 2.631 morti pari allo 0,93%.
Ancora i dati Usa parlano di 1.457.787 contagi con 89.564 morti per una letalita’ del 6,14%
Infine la Germania avrebbe avuto 176.369 contagi con 7.962 morti corrispondenti al 4,51% di mortalita’.
Ora, premettendo che su 4 paesi esaminati si va dallo 0,93% al 14,61% di mortalita e considerando che i numeri presi in esame sono troppo suscettibili di una infinita quantita’ di variabili, del tutto soggettive, in linea di massima si desume che una tale differenza non puo’ assolutamente esistere.
Per lo meno in natura.
Vero e’ che la contagiosita’ e conseguente mortalita’ possono essere influenzate da fattori pedo/climatici nonche’ geografici, ma in modo estremamente limitato.
Le considerazioni che si possono trarre da questa analisi matematica dei freddi numeri, sono di due tipi.
Il primo e’ che nessun paese sta adottando dei protocolli di controllo univoci e condivisi – per stupidita’ o interesse a scelta – e il secondo e’ che nessuno scienziato serio o medico competente puo’ assolutamente mettere in campo delle giuste terapie su dati cosi’ evanescenti e inaffidabili.
Per quanto invece concerne il settore decisionale politico, si assume la consapevolezza che la capacita’ e intelligenza dei politici, e’ diametralmente inversa al crescere della differenza percentuale.
Per intendersi, proprio nel caso nostro, vedendo che la percentuale restituita dai dati uffciali sfiora il 15% e sapendo che quasi tutti gli studi virologici mondiali concordano su un range che oscilla fra lo 0,8 e il 2% come mortalita’, balza agli occhi l’inadeguatezza di chi sta al comando, sia per le misure prese per il contenimento e la lotta al virus, sia per le scellerate scelte politico-sociali-economiche che rischieranno di mettere in ginocchio per i prossim 10 anni un intero paese.
E qui e’ necessrio veramente un punto di svolta.
Non sara’ piu’ possibile fare come nel passato, ovvero permettere che i responsabili di tutto cio’, passata la bufera ne escano come sempre fanno i politici, per il rotto della cuffia.
Oggi, sara’ assolutamente necessario che si apra una vera stagione di processi e determinazione delle colpe oggettive.
Perche’ i morti futuri, dovuti alla catastrofe economica procurata, non restino impuniti.
Luca Bandini
Nato a Milano il 12 Agosto 1960, figlio di Franco Bandini e Paola Montini.
Trasferitosi in Toscana a 10 anni, ha frequentato Liceo Scientifico e Istituto Tecnico Agrario.
Interrotto gli studi per un grave incidente con la moto, ha iniziato a lavorare in svariati settori.
Dopo molteplici esperienze lavorative, si e' trasferito ad Abu Dhabi dove risiede attualmente.
Ha sempre seguito il padre, storico e scrittore di fama mondiale, senza peraltro seguirne mai le orme.
Solo negli ultimi 15 anni, ha iniziato a cimentarsi nella difficile arte dello scrivere.
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