Origini delle proteste No Kings negli USA
Le proteste No Kings negli USA sono nate nel 2025 come risposta simbolica e politica alle accuse di autoritarismo rivolte all’amministrazione Trump. Il movimento, ispirato allo slogan “No Kings – 50 Stati, 50 Proteste, 1 Movimento”, ha coinvolto milioni di cittadini in manifestazioni simultanee in tutto il Paese.
Dietro la facciata di una mobilitazione spontanea, però, emergono numerose tracce di finanziamenti mirati provenienti da ONG progressiste, fondazioni e donatori privati con un chiaro orientamento politico.
Chi ha finanziato le proteste No Kings negli USA
Christy Walton: la miliardaria di Walmart
Una delle figure più visibili dietro le proteste No Kings negli USA è Christy Walton, ereditiera della catena Walmart. Walton ha pagato una pagina pubblicitaria a tutta pagina sul New York Times con il messaggio “No Kings Day”, firmata personalmente e destinata a sostenere il movimento.
Secondo Snopes e altre testate americane, l’iniziativa è stata finanziata interamente da Walton, che ha però negato qualsiasi coinvolgimento operativo nell’organizzazione logistica delle proteste. La sua mossa ha comunque offerto una spinta mediatica notevole, posizionando l’evento al centro dell’attenzione nazionale.
Indivisible: il network progressista finanziato da Open Society
Tra i principali promotori delle proteste No Kings negli USA figura Indivisible, un’organizzazione attivista di base nata nel 2016 e diventata rapidamente un punto di riferimento per il dissenso progressista.
Secondo i registri pubblici, Indivisible ha ricevuto circa 7,6 milioni di dollari dalla Open Society Foundations – il network filantropico fondato da George Soros – tra il 2017 e il 2023. Solo nel 2023, il gruppo avrebbe ottenuto un grant di 3 milioni di dollari in due anni per “iniziative civiche e di partecipazione democratica”.
Sebbene non esista prova diretta che quei fondi siano stati utilizzati esclusivamente per No Kings, la coincidenza temporale e la sovrapposizione ideologica tra le due campagne risultano difficili da ignorare.
Tides Advocacy: la fondazione ponte tra ONG e politica
Un altro attore chiave nel finanziamento delle proteste No Kings negli USA è Tides Advocacy, parte della più ampia rete progressista Tides Network. I documenti fiscali indicano che Tides ha versato oltre 350.000 dollari a Indivisible nel 2017, con l’obiettivo dichiarato di “rafforzare la mobilitazione civica nazionale”.
La rete Tides è nota per fungere da “intermediario finanziario”: riceve fondi da donatori privati e fondazioni, poi li redistribuisce a organizzazioni più piccole. Ciò consente di sostenere movimenti come No Kings senza rendere immediatamente visibili i finanziatori originali.
Arabella Advisors e il sistema del “dark money”
Dietro le proteste No Kings negli USA si intravede anche la presenza della rete Arabella Advisors, una delle strutture di finanziamento progressista più potenti degli Stati Uniti. Attraverso fondi come il Sixteen Thirty Fund, il Windward Fund e il New Venture Fund, Arabella avrebbe canalizzato decine di milioni di dollari verso gruppi affiliati a No Kings.
Queste informazioni provengono da inchieste indipendenti e da registri parziali resi pubblici, anche se la tracciabilità completa dei fondi resta complessa. La rete Arabella rappresenta un classico esempio di dark money legale, cioè denaro destinato a campagne politiche o civiche senza obbligo di totale trasparenza sull’origine.
ONG, sindacati e contributi “in-kind”
Oltre ai grandi donatori, le proteste No Kings negli USA hanno ricevuto supporto operativo da organizzazioni non profit e sindacati. Tra queste spiccano Public Citizen, 350.org, l’American Civil Liberties Union (ACLU), l’American Federation of Teachers e il Communications Workers of America.
Molti di questi enti non hanno fornito fondi diretti, ma hanno contribuito con risorse logistiche, personale e infrastrutture: sedi, strumenti di comunicazione, supporto legale e trasporto. In termini economici, si tratta di contributi “in-kind”, ma che incidono concretamente sul successo di un movimento nazionale.
Le proteste No Kings negli USA tra idealismo e strategia
Le proteste No Kings negli USA non possono essere liquidate come mera “manipolazione dall’alto”. Sono state, piuttosto, l’incontro fra attivismo genuino e potere economico strutturato. Da un lato milioni di cittadini sinceramente preoccupati per la deriva politica del Paese; dall’altro, un insieme di fondazioni e reti filantropiche che hanno compreso il potenziale politico di canalizzare quell’energia.
La linea tra spontaneità e regia strategica, oggi, è sempre più sottile. In un’epoca dominata dai capitali, persino il dissenso ha un bilancio.
Chi controlla davvero la protesta?
Alla luce dei dati, il finanziamento delle proteste No Kings negli USA risulta riconducibile a un intreccio di:
- Donazioni dirette e pubbliche (Christy Walton);
- Finanziamenti di rete (Open Society Foundations, Tides Advocacy);
- Fondi intermediari opachi (Arabella Advisors e il suo sistema di dark money);
- Contributi logistici e sindacali.
La combinazione di queste componenti mostra un modello tipico del XXI secolo: il potere economico che alimenta il dissenso sociale, non per soffocarlo, ma per orientarlo.
Fonti:
https://www.snopes.com/fact-check/trump-walmart-heiress-nyt-protest-ad
