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Proibizionismo e legalizzazione: quanto efficaci nel contrasto alle droghe?

Bandiera dell'Italia e una pianta di marijuana

Tabella dei contenuti

È ora di piantarla con proibizionismo e legalizzazione pretendendo chiarezza critica e oggettiva dalle istituzioni competenti.

Il proibizionismo produce da sempre l’effetto opposto rispetto a ciò che, vietando un determinato atteggiamento, si vuole ottenere.

Un esempio nella vita concreta può essere uno fra i comportamenti genitoriali diffusi nelle fasi educative più critiche, che vieta con l’imperativo “non devi farlo”.

Ed è in questo che risale la scorrettezza: un’educazione in cui è più comodo e facile proibire senza argomentare le ragioni che spingono nel dire di no.

Questo in ogni ambito ma nello specifico frangente di stupefacenti è più che lecito interrogarsi sulla sconclusionata contraddittorietà del governo italiano a respingere in maniera subdola la legalizzazione della Cannabis, concedendo ugualmente al consumatore di acquistare il kit apposito fatto di cartine, filtro e accendini (da qualche tempo l’accendino è stato tolto ma il prezzo del kit è rimasto lo stesso).

Ma dove sta l’inghippo?

Analizzando i pro e i contro, soprattutto se comparati al mercato del tabacco, gli effetti della Cannabis sono minori rispetto a quelli provocati dal secondo. Allora perché il tabacco è legale mentre la marijuana non lo è?

E’ evidente qualcosa non quadri e chi lo nega ammette di essere complice di un sistema o, per la poca informazione, prosegue in modo acritico nella lotta alla sua negazione.

Se si pensa agli effetti positivi che la legalizzazione potrebbe comportare, avremmo

·l’eliminazione di conseguenze negative per giovani che ne possiedono in quantità. Nella maggior parte dei casi la si possiede solo ed esclusivamente per uso personale, i restanti sono definiti dispregiativamente “spacciatori”: rientrano semplicemente nella porzione inferiore della scala sociale ma invece di essere aiutati vengono abbandonati in situazione scandalose, estendendo sempre di più il fenomeno di polarizzazione sociale.

·Il cittadino dunque o muore di fame o s’insinua nell’attività di spaccio che pur essendo un lavoro non regolare, permette di fatturare di più di un lavoratore a tempo determinato. Ammettiamo che il bilancio proibizionismo e legalizzazione non ha i risultati che gli obbiettori vogliono procrastinare a farci credere.

·eliminazione del rapporto tra giovani e mafie. I giovani non se ne privano certamente, nutrendo quel mercato illegale che genera crimini, violenza e corruzione.

·Se la legalizzazione fosse concessa assisteremo ad un aumento vertiginoso delle entrate oltre alla effettiva concretizzazione dell’uso terapeutico per cui viene usata da millenni: riduce infatti vomito e nausea a pazienti oncologici, riduce la perdita di appetito a pazienti che hanno contratto di HIV, ha effetti analgesici per il trattamento di dolore cronico e antispasmodici.

Ciò conferma l’illogicità dell’ideologia proibizionista: si ritiene sufficiente vietare l’uso e la circolazione per porre fine all’ingegnosità dei trafficanti di droga. È una concezione delirante su ciò che sono le priorità di questo paese.

Non è un caso che l’arma del proibizionismo avanzi per mezzo di esponenti conservatori in un circolo vizioso di proroghe e deroghe che comportano il boicottaggio della legalizzazione di una pianta, il cui uso personale e terapeutico avviene lo stesso ma nelle peggiori modalità.

·rispetto al tabacco, come riportato dal Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali, la canapa provoca una percentuale di dipendenza nettamente inferiore. Dunque, perché il tabacco si e la seconda no?

Perché proibizionismo e legalizzazione non sono discussi per l’uso del tabacco?

Se si pensa a come il tabacco durante gli anni 50 fosse un prodotto di nicchia, reso poi di massa dalle innovazioni importate dall’industria del tabacco, che ha aggiunto alcune “precauzioni” come il filtro della sigaretta per aspirare il meno possibile o aggiungendo sostanze che, pur di una migliore percezione del sapore, non hanno considerato gli effetti salutari controproducenti.

Interessante è un grafico realizzato da The Different Group per mezzo dei dati Lancet 2007 che illustra la nocività delle droghe più comuni, in cui dipendenza e danno fisico sono riportati in una scala da 1 a 3. L’alcol ha un grado di dipendenza di 2 su 3 e un danno fisico di 1.4, eppure i rischi sono minori rispetto a quelli del tabacco chiaramente più in linea con quelli della cocaina. Ciò deve far riflettere sulla pericolosità di tabacco e alcool.

Sembra che nella legalizzazione non sia stato considerato l’impatto dell’industria nel mondo della cannabis.

In ogni caso sia il tabacco che la cannabis necessitano di un approccio regolatorio diverso rispetto al libero mercato, come:

– coltivazione domestica

– acquisto in farmacia

– associazione tramite club per coltivazione di un numero limitato di piante

Si tratta di strategie che devono essere supportate da un modello educativo per un duraturo funzionamento.

Si considera la legalizzazione un aspetto irrilevante ma si localizza qui il primo errore: non è qualcosa di superfluo, è impensabile mettere da parte i diritti non soltanto inerenti una ragione morale poiché appare chiaro si faccia riferimento ad una logica economica.

Dal punto di vista morale sembra che essere antiproibizionisti vada ad incentivare l’uso delle droghe ma non c’è nulla di più sbagliato, soprattutto in un paese come l’Italia in cui la mafie sono ben collocate e adattate. Dimostrazione di come potrebbe essere l’unico espediente decisivo nella lotta.

Bisogna chiedersi: accertati gli effetti terapeutici della sostanza meglio legalizzare, restringendo sempre più la gestione alle mafie, concedendo in questo modo l’impiego ai cittadini di usufruirne ad uso personale o, stando alla morale professata dallo Stato del Vaticano, dalla porzione di cattolici,  cristiani e tradizionalisti continuare ad alimentare una retorica ostracista (dalla propria “poltrona”) senza ragionevolezza, nonché asse portante della mafia?

Il tema delle droghe divide moltissimo, si ritiene logico lottare contro la droga con la sua depenalizzazione pur essendo stato dimostrato da fonti certe che, quanto più le droghe sono odiate più devono essere legalizzate.

Sembra scontato valutare benefici e rischi, frutto del lavoro di milioni di ricercatori analisi del settore ma allora perché le Istituzioni se ne infischiano?

Vi sono opinioni discordanti riguardo il raggiungimento della diminuzione di criminalità, limitatamente la legalizzazione al consumo e non alle vendite.

Sicuramente nei coffee shop e nelle farmacie il prezzo sarebbe troppo alto e ci sarebbe il rischio dell’acquisto da parte di venditori e gestori di piccole imprese, probabilmente a loro insaputa da organizzazioni illegali che non si presentano alla luce del sole in quanto appunto il sistema è più industrioso di quanto se ne abbia l’idea.

Come è avvenuto in Olanda successivamente all’introduzione della “politica di tolleranza” che consentiva l’acquisto di una certa quantità di cannabis all’interno dei coffee shop.

Ecco perché molti sono convinti che la liberalizzazione e legalizzazione inerente la vendita non siano adatte al contrasto. Allora perché non potrebbe esserlo la coltivazione ad uso personale?

Si ha forse il terrore che la coltivazione tenga comunque viva una parte della criminalità per mezzo dello spaccio? E se invece il problema fosse proprio alla base di ciò che lo Stato considera priorità? Mettendo, come già detto prima, i cittadini in situazioni di abbandono totale costretti alla ricerca di un espediente di sopravvivenza, la colpa non è di quel paese ma dello Stato. E sarà sempre così.

Nel 2022 non si dovrebbe aver chiaro che, nel contrastare proibizionismo e legalizzazione, il consumo e la libera vendita illecita aumentano?

Bisogna vedere i fatti come stanno, accettando l’ “usanza dello sballarsi” esistente a priori.

L’utilizzo c’è ed evitando la deregolamentazione si appoggia il sistema mafioso delle droghe leggere. Oltre all’inspessire la dannosità di un processo politico-culturale. E’ bene ricordare però ciò questo sfugge a tanti e a noi giovani tocca particolarmente: l’uso di droghe leggere dipende dalla volontà del consumatore.

E’ un fattore determinante soprattutto in un ambiente di privazione che, anche se più marcio, troverebbe alla stessa intensità il modo di procurarsela.

Meglio quindi spodestare la mafia dal monopolio o continuare a nutrirla con politiche di astensione? Sarebbe invece opportuno consentirne l’utilizzo regolamentato da politiche di sicurezza ben organizzate. Sono decenni ormai, il problema non è la canapa in sé ma le istituzioni.

A tale proposito è utile riportare un’intervista tenuta da Roberto Saviano a Felice Maniero nella trasmissione su canale 9, Kings of Crime.

Maniero, fondatore della mafia Veneta e ora collaboratore di giustizia riportando i calcoli compiti dal Professor Lucio Picci, massimo esperto di corruzione e professore di politica economica a Bologna, sostiene: << se portassimo il tasso di corruzione al pari della Germania avremo 585 miliardi di euro in piu di reddito nazionale.

L’Italia tra evasione fiscale e corruzione perde quasi 250 miliardi di euro l’anno, debellando queste due mostruosità sarebbe tra le nazioni più ricche al mondo, dovrebbe essere obiettivo primario dello Stato, non servirebbe nemmeno la legge sulla reddito di cittadinanza.

Tutti giorni sentiamo parlare di clandestini, pensioni d’oro, cose che non fanno crescere i paesi italiani che vivrebbero più che dignitosamente investendo quei soldi in sanità, scuola, lavoro e ambiente.

La corruzione in Italia non è partita da poco ed è per questo difficile non pensare gli stia bene così. Come il terrorismo con ferma volontà è stato eliminato, perché in questo caso non si fa?

I corruttori rubano cifre colossali vigliaccamente seduti sulla loro poltrona, sulla pelle di milioni di italiani meno abbienti.

Basterebbe per grandi evasori e corruttori fare un copia-incolla della legge antimafia aggiungere multe, raddoppiare pene, mandato di cattura obbligatorio ed escludere dai benefici carcerari.. chissà chi avrebbe il coraggio di evadere e corrompere.

Non come oggi che la stragrande maggioranza tornano al loro posto e ricchi. Non si fa per paura di coinvolgere troppa società civile >>.

Dunque se per le altre organizzazioni la legalizzazione sarebbe la ghigliottina qual è il motivo per cui non s’interviene tempestivamente? L’ossimoro proibizionismo e legalizzazione deve essere debellato.

Dopo esser stato finalmente approvato il Referendum Cannabis dalla Corte di Cassazione  validando le oltre 600mila firme il popolo è ora in attesa della pronuncia da parte della Corte Costituzionale programmata per il 15 Febbraio, nella speranza sia compresa la serietà  contenuta  in una nuova gestione del consumo di Cannabis.

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