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Anche il nulla è pur sempre qualcosa

L’Oro che Brucia: La Nuova Corsa alla Guerra

Oro e armi

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Negli ultimi mesi, l’impennata del prezzo dell’oro non è solo un segnale economico: è un campanello d’allarme. La storia ci ha insegnato che quando il metallo giallo raggiunge livelli vertiginosi, qualcosa di serio si prepara all’orizzonte. E questa volta, l’odore acre della polvere da sparo è più forte che mai.

Il segnale dell’oro: una paura globale

L’oro ha sfondato nuovi massimi storici. Gli analisti delle principali borse mondiali, da Londra a New York, sono in fermento. Ma non si tratta solo di speculazione: il prezzo dell’oro è il termometro della sfiducia globale. Quando nessuno si fida più delle valute – e soprattutto del debito pubblico – il mondo corre verso il bene rifugio per eccellenza. E oggi quella corsa è una fuga.

Debito fuori controllo e banche sull’orlo del baratro

La Commissione Europea, sotto la guida di Ursula von der Leyen, ha spinto politiche economiche miopi e scollegate dalla realtà. La crescita basata sul debito pubblico ha superato da anni i livelli di guardia. Negli Stati Uniti, l’amministrazione Biden ha proseguito l’iniezione incontrollata di denaro, mentre Trump, di ritorno nella scena politica, richiama una visione isolazionista ma al tempo stesso bellicosa. Le banche centrali? Complici silenziose, incapaci di fermare l’inflazione e la svalutazione delle valute.

Il sistema finanziario sembra aver dimenticato le lezioni del 2008 e, ancor prima, della crisi del 1929: creare denaro dal nulla ha un prezzo. E quel prezzo si avvicina rapidamente.

L’ombra lunga dei BRICS e il panico americano

Dietro le quinte, l’America osserva con terrore la crescente influenza del blocco BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) guidato da un Putin, che si fa sempre più ago della bilancia tra Oriente e Occidente. La recente proposta dei BRICS di una valuta alternativa al dollaro ha fatto tremare i palazzi del potere a Washington.

Una perdita dell’egemonia del dollaro significherebbe per gli Stati Uniti una catastrofe economica: niente più debito estero sostenibile, niente più stampa libera di moneta. L’unico modo per reagire a questa minaccia sistemica? Storicamente, la guerra.

Riarmo globale: la preparazione all’inevitabile?

Mai come ora, le dichiarazioni dei leader occidentali ruotano attorno a concetti di “difesa”, “preparazione militare”, “resilienza bellica”. L’Europa, in modo sorprendente, ha riaperto le porte alla produzione bellica di massa. Gli Stati Uniti investono più che mai in spesa militare, con il supporto bipartisan.

Tutto questo ha il sapore amaro della premeditazione: non si tratta solo di difesa, ma di una corsa al riarmo sotto il pretesto della sicurezza, in realtà funzionale a uno scontro epocale che potrebbe azzerare tutto il sistema attuale – economico, geopolitico e sociale.

Guerra come reset globale?

Se si guarda oltre il rumore mediatico, i segnali sono inquietanti: le élite finanziarie e politiche sembrano considerare la guerra non più come una tragedia da evitare, ma come un “male necessario” per ripulire i bilanci, ridistribuire le sfere d’influenza e riscrivere le regole del mondo.

L’aumento dell’oro, le politiche economiche dissennate, il riarmo sfrenato e l’angoscia americana per i BRICS ci dicono che il mondo sta camminando su un filo sottile. E chi finge di non vedere, rischia di essere travolto dal prossimo grande fuoco purificatore della storia.

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