"anche il nulla è pur sempre qualcosa"
Anche il nulla è pur sempre qualcosa

L’Italia vara la legge sul velo integrale

Meloni contro Burka e Hijab

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Roma, 8 ottobre 2025 –

Il governo guidato da Giorgia Meloni ha approvato la legge italiana sul velo integrale 2025, che vieta l’uso di niqab e burqa in tutti i luoghi pubblici. Il provvedimento, presentato come misura per la “sicurezza e l’integrazione”, impone anche nuovi obblighi di trasparenza per i finanziamenti alle organizzazioni religiose non riconosciute dallo Stato.

Le sanzioni previste per chi viola il divieto vanno da 300 a 3.000 euro, mentre le pratiche coercitive legate alla religione – come matrimoni forzati o test di verginità – saranno trattate come aggravanti penali.

Il governo e la linea dell’identità visibile

Il testo è stato accolto come un atto politico più che giuridico. Meloni lo ha definito “una legge che difende la libertà delle donne e la sicurezza dei cittadini”, ma gli oppositori vedono in questa misura un tentativo di ridefinire il concetto di “convivenza civile” imponendo un modello culturale unico.

Con questa legge, l’Italia segue il percorso già intrapreso da Francia e Belgio, che da anni vietano l’occultamento del volto nei luoghi pubblici. Tuttavia, la differenza sta nel linguaggio politico: qui il tema dell’“identità nazionale” viene usato come giustificazione ideologica, più che come misura di sicurezza concreta.

Le critiche e i rischi sociali

Le associazioni musulmane italiane hanno espresso preoccupazione, definendo la legge “una forma di esclusione istituzionale”.
Anche le organizzazioni per i diritti umani avvertono il rischio di stigmatizzare intere comunità religiose, alimentando diffidenza e tensione sociale.

I partiti di opposizione, da parte loro, accusano il governo di costruire consenso attraverso la paura e il simbolismo identitario, in un momento in cui le reali emergenze sociali – lavoro, casa, sanità – restano irrisolte.

Una questione europea

La legge italiana sul velo integrale 2025 riapre in Europa il dibattito sull’equilibrio tra libertà individuale e omologazione culturale.
Mentre la Commissione Europea tende a non intervenire su questioni legate ai simboli religiosi, diversi osservatori giuridici ricordano che la Corte di Strasburgo ha già ammesso il diritto degli Stati a imporre tali restrizioni, purché motivate dal principio del “vivere insieme”.

Resta da capire se l’Italia userà questa norma per garantire sicurezza o per consolidare una visione politica fondata sull’identità e sul controllo.

Conclusione

Il nuovo decreto segna un passaggio importante nella politica italiana contemporanea: da una parte la promessa di ordine e sicurezza, dall’altra il rischio di un ulteriore restringimento della libertà personale.
Dietro il linguaggio istituzionale resta una domanda aperta: fino a che punto uno Stato può decidere come deve apparire un cittadino per essere considerato parte della collettività?

https://www.reuters.com/world/new-italian-bill-targets-islamic-face-coverings-religious-funding-2025-10-08

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