Introduzione
Nel dibattito globale sulla crisi climatica, si parla spesso di riduzione delle emissioni di CO2, ma meno si discute di soluzioni attive per riequilibrare l’atmosfera terrestre. In questo contesto, un’idea fondata su basi scientifiche solide merita attenzione: impiantare, in punti strategici del pianeta, grandi processori di scissione dell’acqua alimentati da energia nucleare. L’obiettivo non sarebbe solo produrre idrogeno come vettore energetico, ma anche liberare ossigeno nell’atmosfera per compensare l’aumento di anidride carbonica.
Il principio scientifico
La scissione dell’acqua (water splitting) avviene mediante elettrolisi, un processo elettrochimico che separa H2O in idrogeno e ossigeno. Per ottenere volumi significativi di entrambi, serve energia in grandi quantità. Qui entra in gioco il nucleare, l’unica fonte capace di garantire continuità produttiva e potenza sufficiente su scala planetaria.
- Energia richiesta: circa 50-55 kWh per produrre 1 kg di idrogeno tramite elettrolisi alcalina standard.
- Efficienza teorica: massimo 75% con sistemi attuali.
Il ciclo continuo: nucleare + elettrolisi + idrogeno + ossigeno
- Centrali nucleari modulari (SMR) o di nuova generazione forniscono energia elettrica.
- L’energia alimenta grandi impianti di elettrolisi marina o di acqua dolce.
- L’idrogeno prodotto viene compresso e stoccato, destinato a essere combustibile futuro per celle a combustibile, trasporti e industria.
- L’ossigeno viene immesso nell’atmosfera contribuendo a riequilibrare la proporzione tra O2 e CO2.
Vantaggi
- Produzione doppia: combustibile + riequilibrio atmosferico.
- Riduzione indiretta della dipendenza da fonti fossili.
- Applicazione universale in zone desertiche, costiere o remote.
Criticità e punti da sviluppare
- Stoccaggio sicuro e distribuzione dell’idrogeno: compressione a 700 bar o liquefazione.
- Rischi ambientali locali: concentrazione di ossigeno in eccesso o effetti collaterali ecosistemici.
- Bilancio energetico: occorre che l’energia prodotta sia veramente in surplus rispetto ai consumi.
Strategia di implementazione globale
- Zone target: coste oceaniche, regioni desertiche, piattaforme marine.
- Numero stimato di impianti: almeno 100 centrali da 1 GW abbinate a elettrolizzatori da 500 MW ciascuno.
- Tempi tecnici: 10-20 anni per installazione e messa a regime.
Obiettivo finale
Riequilibrare le percentuali atmosferiche riportando il rapporto CO2/O2 ai valori pre-industriali. Secondo le stime preliminari, con un ciclo costante su scala globale sarebbe teoricamente possibile ridurre di almeno il 10% l’eccesso di CO2 entro 50 anni.
Conclusione
L’acqua, combinata con energia nucleare e tecnologie di elettrolisi avanzata, potrebbe essere il catalizzatore di una nuova fase della lotta contro il cambiamento climatico. Non più solo mitigazione, ma vera azione di riequilibrio. Una visione concreta e tecnicamente fondata, pronta per essere discussa in ambito scientifico e politico.
