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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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La storia, questa sconosciuta

Cartina dell'Ucraina, ad oggi (2022)

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In questi ultimi tempi sto osservando, con crescente stupore e amarezza, l’infinita marea di stupidaggini che vengono scritte sulla totalità dei giornali, e purtroppo non solo del main stream, ma pure di quei pochi fogli classicamente non allineati con il pensiero unico.

E la stessa cosa avviene fra i cosiddetti “uomini politici”, sia di destra che di sinistra, a dimostrazione che l’ignoranza e il “quaquaraquanesimo” vige incontrastato, in questa insulsa e pericolosa generazione.

A proposito dell’Ucraina, di Putin e della crisi del Dombass, ho letto di tutto e di più, e l’unico dal quale ho sentito delle parole limitatamente sensate e sagge (anche se non del tutto esatte e applicabili alla situazione) sono venute da Alessandro di Battista che, in qualche modo, risulta essere una delle poche voci fuori dal coro.

Ma andando con ordine e riepilogando, per grandi linee, quello che sta realmente succedendo, possiamo vedere, da una parte, le due province di Donetsk e Lugansk, all’interno di quella che si chiama regione del Dombass, che si sono autoproclamate repubbliche sovrane – è da oltre 8 anni che combattono con il governo centrale di Kiev per ottenere la separazione, di fatto, dall’Ucraina – in quanto la maggioranza della popolazione è russofila e, quindi, si sente più’ vicina alla Russia piuttosto che all’Ucraina e, dall’altra, appunto, il governo centrale di Kiev che, per motivi assolutamente sconosciuti, di fatto nega questa possibilità alla piccola regione.

Mi si chiederà perché sostengo che i motivi siano sconosciuti, e la risposta è che, al di là di una mera richiamata unità nazionale, di motivi realmente validi non ce ne sono e non ce ne possono essere.

Per paradosso, è più o meno la stessa situazione che abbiamo vissuto per oltre un secolo con la questione della Dalmazia e dell’Istria, con le conseguenze che spero tutti ben conoscano.

Questa è la situazione plastica che si presenta, oggi, agli occhi di un osservatore che nulla sa dei precedenti trascorsi, sia dei contendenti che della intera situazione geo politica dell’intera Europa e, più’ in generale, dell’intero mondo.

Ma veniamo ai fatti che, su questa situazione, si sono succeduti in questi ultimi tempi.

Dalla parte del cosiddetto blocco occidentale possiamo vedere gli onnipresenti Stati Uniti (guidati da un uomo sull’orlo dell’Alzheimer e, per di più con un sospetto di pedofilia alle spalle), che vogliono a tutti i costi imporre le loro politiche all’intero “vecchio continente”, mettendo il naso in affari che, per logica, non dovrebbero assolutamente interessargli nè tanto meno competergli.

Dall’altra parte osserviamo un capo di stato come Putin, da 23 anni al comando di una delle maggiori potenze del mondo e con una levatura politica che difficilmente abbiamo potuto osservare in altri uomini politici presenti e passati, che sta cercando disperatamente di fare la sola cosa che possa garantire a sè stesso ed al suo popolo la sicurezza  esistenziale dalla infinita minaccia ed arroganza di un popolo che, onestamente, sta iniziando a stancare con le sue pretese infinite: gli americani.

E qui devo assolutamente aprire un capitolo su questo aspetto che tutti quanti sottacciono da troppo tempo, e cioè’ sulla infinita arroganza degli Usa verso l’intero mondo.

Fin dal dopoguerra, gli Usa si sono auto assegnati il titolo di “gendarmi del mondo” intervenendo sia politicamente che militarmente laddove identificavano una possibile minaccia per la pace mondiale o, come è successo per le due Coree e per il Vietnam, dove ritenevano necessario un intervento “moralizzatore”, portatore di democrazia.

E così abbiamo potuto assistere appunto alla guerra di Indocina, insieme ai Francesi (altro popolo assolutamente “impiccione”), all’infinita guerra del Vietnam, durata oltre un decennio, con costi esorbitanti, sia in termini di vite umane che di danni economici, all’infinita querelle sull’Iraq di Saddam Hussein, e la “barzelletta” delle armi di distruzione di massa che, alla fine, sono risultate non esistere, ma essere solamente un pretesto dell’allora presidente americano, Bush, altro personaggio assolutamente discutibile, a capo di una delle più ramificate organizzazioni economiche private del mondo intero.

Per non parlare delle tensioni e guerre fomentate nel teatro asiatico, come l’Afghanistan, in seguito all’attacco dell’11 settembre alle torri gemelle, alla ricerca del fantomatico Bin Laden, capo di Al-Qaeda, per stroncare, appunto, tale organizzazione.

E l’elenco sarebbe ancora lungo, ma vorrei rientrare nei confini di quanto oggigiorno più ci interessa e riguarda, trattandosi del teatro di operazioni a noi più caro, ovvero quello europeo.

I veri motivi che guidano le azioni dei Putin e della Russia tutta sono prettamente di ordine geografico ed economico, in quanto dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica, nel 1989, si è ritrovata con il proprio territorio assolutamente ridimensionato e, sopratutto, SENZA accesso al mar Mediterraneo, in quanto non confinante con il soprastante Mar d’Azov e Mar Nero.

E questo è sempre stato il maggior cruccio della Russia neonata e dei suoi comandanti in capo, in quanto senza poter accedere “direttamente” al Mar Nero, gli sarebbe stato impossibile poter attuare delle politiche commerciali degne di nota e, di conseguenza, avendo delle influenze negative sull’intera economia.

Ecco, quindi, che la mossa dell’annessione prima della Crimea – 2014 –  e, successivamente, del Dombass – oggi – e, quasi sicuramente, in un prossimo futuro, di Odessa e di Mariupol, porti importantissimi proprio sui due mari summenzionati, si può leggere in una chiave non tanto di espansione imperialistica, quanto in una chiave di ordine economico commerciale.

E, come considerazione personale, è del tutto logica e legittima, in quanto in caso contrario, la Russia si troverebbe nell’impossibilità di accedere al Mediterraneo e, di conseguenza, all’intero bacino sia dell’Oceano Atlantico che,  tramite Suez, dell’Oceano Indiano e, di conseguenza, Pacifico.

Altra cosa che dà assolutamente fastidio a Putin e alla sua Russia è il fatto che l’America insista nell’allargamento della Nato verso Est, volendo comprendere al suo interno anche la Bielorussia e l’Ucraina, ultimi territori ormai rimasti al di fuori dell’Alleanza Atlantica.

E qui viene il bello, degno di analisi, in quanto il fulcro di tutto questo marasma che stiamo osservando in questi ultimi tempi, è diretta conseguenza delle mire espansionistiche degli Usa e della loro infinita prepotenza e arroganza.

Per capire meglio quale sia il vero problema, bisogna risalire, con la memoria, al lontano 1947, solo due anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando, a seguito di una mossa strategica degna di Fisher o di Spasky – giocatori di scacchi ndr. – dell’Unione Sovietica, gli americani furono costretti ad organizzare un ponte aereo con Berlino Est e le zone sotto l’influenza Inglese e Francese, il quale accesso era stato, di fatto, bloccato dai Sovietici.

E qui, per capire meglio, vale la pena di raccontare come siano andate realmente le cose, piuttosto che ascoltare i pennivendoli di turno che, megafoni dell’infinito imperialismo Americano, raccontano quanto gli viene detto di raccontare.

Nei 3 punti di controllo e di accesso delle zone suddivise di Berlino, l’allora intelligence Sovietica dette un ordine molto semplice ai suoi soldati, e cioè di mettere un cavalletto nel mezzo della strada per bloccare i camion Americani che sopraggiungessero, dicendo “qui non si passa più’”.

E la regola di ingaggio che avevano ricevuto era molto precisa: se gli autisti dei camion fossero scesi ed avessero fisicamente levato i cavalletti o, per altro, avessero iniziato a protestare, loro non avrebbero dovuto assolutamente opporsi, lasciandoli passare. E tutto sarebbe finito lì!!

Ma essendo americani, ovvero assolutamente imbecilli, i primi autisti giunti a questi fantomatici “posti di blocco”, invece di fare la cosa sopra descritta, si sono attaccati ai loro rispettivi telefoni avvertendo le loro aziende che, di conseguenza, hanno avvertito i politici del loro paese – ingigantendo, di fatto quanto stava avvenendo – che, ovviamente, hanno poi creato il famoso “ponte aereo”, decantato come immensa vittoria dell’occidente sulla brutalità’ ed arroganza dei brutti e sporchi comunisti Sovietici.

Naturalmente, nel prosieguo della storia, gli Americani si sono ben resi conto dell’immenso smacco subito dai Sovietici e, pertanto, se la sono legata al dito, ripromettendosi di rendere pan per focaccia.

E come spesso succede nelle questioni più complicate ed intricate, il vero motivo scatenante di quanto si osserva non è mai quello che ci viene indicato e, in special modo, quasi mai è un problema così grave da non poter essere risolto molto più’ semplicemente.

Di conseguenza, il famoso Patto Atlantico, confluito successivamente nella Nato, sono ufficialmente nati come risposta al “pericolo Sovietico” ma, con molta probabilità, le motivazioni da ricercarsi per spiegare tale organizzazione sono di tutt’altro tipo, una delle quali, sicuramente, è una semplice ripicca o vendetta, che dir si voglia.

Altro fatto da tener presente nell’esame di quanto sta accadendo oggi risale ancora più addietro, e cioè negli anni fra il ’41 e il ’43, quando sia l’Inghilterra che gli Usa si sono trovati di fronte al grave dilemma se scegliere la Germania di Hitler o l’Unione Sovietica di Stalin.

E in questo frangente contò moltissimo la mentalità degli Inglesi, in quanto sapevano perfettamente che Stalin era pericoloso quanto Hitler, se non addirittura di più, ma hanno deciso di “sistemare” il problema Hitler immediatamente, rimandando il problema Stalin alle generazioni future, non rendendosi conto dei problemi che, in questo modo, hanno creato per le generazioni future, costrette a convivere con l’infinita guerra fredda che si è innescata fra occidente e oriente e tutto quello che ha comportato in termini sociali, economici e pure di vite umane.

Ma, ovviamente, nessuno ha la sfera di cristallo e nessuno può essere in grado di conoscere come sarebbe andata se la scelta fosse ricaduta sulla Germania di Hitler e, quindi, tale giudizio lo si può lasciare solo ed esclusivamente al sentire personale di ognuno.

Ritornando alla Nato, originariamente concepita come “stop” all’Unione Sovietica, va assolutamente detto e riconosciuto che gli Usa si sono veramente approfittati di questa nuova situazione per fare i loro porci comodi sull’intero suolo Europeo e farne, di fatto , un avamposto militare ed economico della loro nazione.

Infatti, l’intero “vecchio continente” è letteralmente disseminato di basi militari americane, missili compresi, contro i quali, paradossalmente, gli stessi che oggi inveiscono contro i russi di Putin – Letta e l’intera sinistra italiana ed Europea – si scagliavano negli anni ’60 e ’70 accusando gli Usa di prevaricazione e di colonialismo.

Se, da una parte, questa situazione poteva avere una parvenza di giustificazione fino agli inizi degli anni ’90, con il crollo del muro e la disgregazione, di fatto, dell’impero Sovietico, queste motivazioni sono venute meno e non hanno più ragione di esistere se non, appunto per dei meri interessi economico-militari dei soli Americani.

In tutto ciò bisogna anche considerare la presenza della Germania, che storicamente ha ancora un conto in sospeso con la rivale di sempre e per tutte le atrocità subite dopo la disfatta degli eserciti Hitleriani, ad opera proprio dei Sovietici.

Una Germania, fra parentesi, che si è ritagliata indiscutibilmente la posizione di leader Europea, tanto è vero che, nei corridoi, si parla di una Euro-Germania piuttosto che di un’Europa unita e che, attualmente, si trova, come dire, fra l’incudine e il martello e si continua a barcamenare senza, onestamente, riuscire più a fare alcunchè di sensato.

Tornando al problema principale, e tenendo presente tutto quanto sopra descritto, si capisce come sia del tutto logico che Putin si impunti energicamente di fronte alla possibilità che anche Bielorussia e Ucraina vengano fagocitate all’interno della Nato, diventando, di fatto, base militare degli odiati nemici di sempre.

E chi, onestamente, potrebbe disconoscere le ragioni di Putin, che cerca di difendere la propria nazione dal pericolo di avere i missili nucleari americani nel “giardino di casa”?

D’altra parte, il fu John F. Kennedy non rischiò di provocare la terza guerra mondiale con la faccenda dei missili di Cuba?

E qualcuno mi sa spiegare quale mai possa essere la differenza fra quella situazione e quella attuale?

Assolutamente nessuna, se non per quanto viene raccontato da una pletora di pennivendoli, ignoranti della storia, ogni santo giorno, completamente supini ed asserviti ad un potere politico totalmente incapace di pensieri autonomi e conseguenti decisioni ponderate e strutturate sulla realtà storica.

Per cui siamo costretti a sorbirci un Ministro degli Esteri, ex bibitaro, che senza alcuna vergogna e privo di qualsiasi reale capacità cognitiva , si azzarda a sproloquiare su “condanna senza se e senza ma” verso il riconoscimento delle autoproclamate repubbliche sovrane di Donestk e Lugansk da parte di Putin.

E, fra parentesi, senza rendersi assolutamente conto dei danni che queste sue avventate dichiarazioni possono portare al nostro paese, e delle infinite conseguenze nefaste che avranno sulla reale situazione della nostra già disastrata economia.

Infatti, non tutti si rendono conto che il coltello dalla parte del manico attualmente ce l’ha Putin, in quanto attuale fornitore di oltre il 40% delle materie energetiche dell’intera Europa, raggiungendo oltre il 30% delle forniture Italiane.

Se domani mattina Putin decidesse di “chiuderci” i rubinetti, sarebbe una catastrofe di proporzioni bibliche per l’Italia e le conseguenze ci vedrebbero seriamente sprofondare agli ultimi posti della classifica dei paesi industrializzati, al pari della più classica delle “repubbliche delle banane”.

In tutto ciò si inseriscono anche le deliranti dichiarazioni di Biden che, in un suo discorso, si è sbilanciato dicendo che, in caso di invasione dei territori contesi, sarebbe stata guerra.

E Putin gli ha risposto mandando le sue truppe e a presidiare le due repubbliche neo nate!!

E ora?

Sono proprio curioso di vedere quel poveretto di presidente, macchietta della più grande potenza mondiale, fra un tremito ed un farfugliamento, cosa si inventerà per rimangiarsi quanto detto pochi giorni prima.

Perché va bene tutto, ma non ritengo che l’imbecillità dei nostri uomini politici sia così infinita da permettere una guerra in casa nostra per i bassi scopi economico/finanziari di una nazione lontana da noi 6000 km.

Altri due fatti di una notevole rilevanza sono che a capo dell’Ucraina è stato messo niente meno che un comico, al pari del casalingo Grillo, tale Zelensky, con un colpo di stato alla maniera moderna -ormai i veri colpi di stato militare sono stati relegati a qualche staterello africano o isola sperduta nei vasti oceani-, che lo ha posto a capo di una delle nazioni sostanzialmente più ricche dell’intera Europa in termini di materie prime e produzione agricola.

Non sto a fare l’elenco, ma l’Ucraina si trova nei primi posti produttivi per Uranio, Acciaio, Manganese, Gas, Petrolio, Grano, Mais ed un’altra infinita lista di materie prime di vitale importanza e interesse per tutti quanti, per cui è assolutamente logico pensare che tutto ciò faccia gola a chiunque.

Inoltre, deve essere considerato che il secondo gasdotto, il Northstream 2 è sostanzialmente pronto ad erogare gas all’intera Europa, ma viene bloccato dalla burocrazia Tedesca, che ne impedisce l’inaugurazione per motivi prettamente economici e di cointeressenze americane nell’intera vicenda.

E quindi, chi paga le conseguenze di una lotta intestina fra potenze economiche per decidere chi dovrà accaparrarsi il “mercato” Europeo, siamo come sempre noi e soltanto noi e, fino a quando non avremo dei politici capaci di comprendere queste complesse situazioni ed in grado di agire di conseguenza, impuntandosi a livello di consiglio Europeo – l’Italia, in Europa essendo uno dei membri fondatori, ha potere di veto – continueremo sempre a subire le angherie e le arroganze degli americani.

Si dice che la storia insegna, ma, vedendo come vanno le cose, ho dei seri dubbi che questa massima sia sempre valida.

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