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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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La resa dei conti (forse)

Soldati

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Analizziamo quello che potrebbe essere l’immediato futuro della guerra che si sta consumando in Ucraina, fra la Russia e gli Stati Uniti – perché di questo si tratta, e non tanto di una scaramuccia verso una Ucraina rea di 8 anni di vessazioni contro la popolazione russofona del Dombass –, di cui i secondi sono riusciti a far degenerare un’operazione militare che avrebbe dovuto chiudersi in poche settimane, in una guerra che rischia, giorno dopo giorno, di divenire “mondiale”.

Analizzando le azioni Russe fino ad oggi, fin da quando abbiamo sentito definire questa guerra una “Operazione Militare Speciale”, si può chiaramente evidenziare che i risultati militari sono stati più deludenti di quanto, probabilmente, si aspettava lo stesso Putin, e con lui l’intero Stato Maggiore del suo esercito.

E questo è dovuto a diversi fattori, fra i quali una scarsa comunicazione e preparazione, a partire dalle alte gerarchie, fino ai soldati della truppa, cosa che, fra parentesi, ha causato l’epurazione di un certo numero di generali da parte di Putin, proprio per porre rimedio agli errori commessi.

È anche vero che di obiettivi militari ne sono stati colpiti e messi fuori uso un numero molto rilevante, nonostante la propaganda filo Statunitense cerchi, in tutti i modi, di mistificare i risultati ottenuti dall’esercito Russo (le guerre, oggi si combattono molto più sotto il profilo della comunicazione, che dei risultati effettivi), ma sicuramente a Putin è sfuggita quella che, per antonomasia, tutti i capi militari ricercano, e cioè una “chiara vittoria”, che gli permetta, di conseguenza, di sedersi al tavolo delle trattative come vincitore assoluto, e non come colui che cerca una via di fuga “onorevole”.

Ho riflettuto molto sul caso della famosa acciaieria Azovstal di Mariupol, dove ci sono asserragliati i combattenti del battaglione Azov (da oggi, pare che i civili siano stati fatti evacuare totalmente, e inizino a girare le verità tenute nascoste per molto tempo, ovvero che gli veniva impedita la fuga dagli stessi combattenti Ucraini, per utilizzarli come scudi umani, e di questo, nel futuro, bisognerà seriamente tenere conto) e non riesco a spiegarmi il perché di questa feroce e stupida resistenza da parte di circa 2000 militari che sanno assolutamente per certo che non potranno andare avanti ancora per molto.

Innanzi a tutto, va considerato che 2000 persone hanno delle necessità alimentari giornaliere realmente importanti e che, se pure si dovesse calcolare un solo etto di pasta a testa – la vedo dura, andare avanti per più di 15-20 giorni con una dieta simile – si parla di circa 200 kg di pasta al giorno, ovvero 12 tonnellate di cibo dall’inizio delle ostilità.

E dove ce le avevano?

Per non parlare di tutto il resto, a partire dall’acqua, ai medicinali e a tutte le risorse che servono per poter sopravvivere, non ultime le munizioni per controbattere i russi!

Ma, al di là di queste cose di normale amministrazione, quello che mi lascia attonito più di ogni altra cosa è tentare di capire capire il perché di questa resistenza illogica.

A meno di non considerare che tutti quanti loro siano dei martiri in “pectore” (cosa che non credo assolutamente), le uniche alternative possono essere solamente due.

La prima è che, a seconda di cosa gli viene comunicato dal comando centrale, con molta probabilità gli stanno dicendo di resistere, che entro breve ci potrebbe essere una controffensiva, grazie all’apporto di armi occidentali, e che i Russi hanno ormai le ore contate.

Ovvero, come sempre succede nelle guerre, i comandi, pur di ottenere i risultati sulla pelle dei loro soldati, mentono.

La seconda ipotesi sul perché di questa strenua resistenza è che, effettivamente, come viene ventilato ormai da più parti, sotto i tunnel dell’acciaieria ci potrebbero essere seriamente dei laboratori avanzati, dove gli Ucraini stavano sviluppando armi sia convenzionali che chimiche o, peggio ancora, biologiche, e che a questi militari sia stato ordinato di distruggere tutto e di non cedere per nessun motivo al mondo, a costo di perdere la vita tutti quanti.

Inoltre, alcune fonti stanno parlando insistentemente del fatto che, mescolati fra i mercenari del battaglione Azov, ci siano anche dei consulenti, o addirittura militari occidentali, cosa per la quale realmente ci potrebbero essere delle ripercussioni, a livello mondiale, non di poco conto.

Ve lo immaginate se fra i 2000 militari del battaglione Azov si venisse a scoprire che ci sono 20 o 30 militari di professione, americani, cosa succederebbe? Sarebbe un atto di guerra vero e proprio da parte degli Stati Uniti, al quale sicuramente verrebbe risposto repentinamente con un allargamento immediato della guerra.

Ma quello che più mi preoccupa è la scadenza di domani, 9 maggio, che richiama la vittoria dell’Unione Sovietica sulla Germania Nazista, e che ovviamente Putin vuole sia un giorno vittorioso e non una disfatta, specialmente verso la propria opinione pubblica.

Ed è qui che si innescano i veri problemi, poiché Putin potrebbe essere tentato dal passare da “Operazione Militare Speciale” ad una dichiarazione di guerra vera e propria, cosa che gli darebbe mano libera, tramite la legge marziale e la possibilità di movimentare l’intero esercito russo che, ad oggi, conta circa 900.000 effettivi e che possono arrivare a 2 milioni con i riservisti.

In questo modo potrebbe, nell’arco di poche settimane, piegare definitivamente l’Ucraina e, fra parentesi, avrebbe anche mano libera nel bombardare qualsiasi mezzo “straniero” che si azzardasse ad entrare sul territorio Ucraino con armamenti occidentali.

In questo modo, oltre ad ottenere una vittoria veramente schiacciante, avrebbe la possibilità di blindare totalmente il territorio Ucraino da ingerenze esterne, evitando così il rischio di un allargamento del conflitto con la Nato.

Se ciò dovesse corrispondere alla realtà di quanto potrebbe succedere domani, il classico “cerino” sarebbe lasciato nelle mani degli Stati Uniti e dell’Inghilterra, che si troverebbero di fronte ad un fatto compiuto, e dovrebbero decidere rapidamente cosa fare.

Ma le alternative che si potrebbero presentare a loro sono realmente molto poche, in quanto fare qualsiasi azione a livello militare vorrebbe dire che si decide per dare inizio alla terza guerra mondiale, e le reazioni Russe potrebbero essere solo di tipo nucleare, con la definitiva parola fine su tutto quanto.

E se si guarda la situazione da tutti i punti di vista, si può notare che le opzioni nelle mani di Putin sono veramente poche, e se lui vuole uscirne come vittorioso – verso il proprio esercito e popolo – forse l’unica opzione e ‘ quella sopra esposta, ovvero la dichiarazione di guerra vera e propria.

Anche perché se continuasse a tergiversare, attendendo gli esisti delle continue sanzioni Europee, diventerebbe una guerra di logoramento che, alla fine, lo vedrebbe perdente su tutti i fronti, di conseguenza, ed in pratica, ha una sola via d’uscita.

Alcuni chiacchieroni continuano a blaterare di guerra nucleare, ma, personalmente, non ritengo che questa sia una strada percorribile né da parte Russa né, tanto meno, da parte Americana, in quanto significherebbe realmente la fine della civiltà per come la conosciamo.

Devo piuttosto riconoscere che più andrà per le lunghe questa infame guerra e più aumenterà il rischio che qualche cosa vada storto nei meccanismi militari e politici e, quindi, l’opzione “nucleare” potrebbe, a quel punto, divenire molto più probabile.

La mia personale speranza è che, qualsiasi cosa venga decisa di fare, il tutto cessi molto rapidamente e si inizi a ragionare di ricostruzione e di pacificazione dell’intero continente.

Ma per far questo bisogna mettersi in testa, una volta per tutte, che gli Stati Uniti devono essere “invitati” gentilmente a levarsi di torno e a starsene a casa loro.

Per sempre.

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