Quello che normalmente ci viene insegnato fin dalle scuole medie è che i vulcani presenti nella nostra splendida penisola sono sostanzialmente 4 e, per la precisione, il Vesuvio, l’Etna, lo Stromboli e Vulcano, ma nulla è più lontano dalla reale conformazione vulcanica del nostro paese.
Infatti il territorio italiano, e per la precisione la parte meridionale dal Lazio in giù, è interessato dalla presenza di oltre 50 coni vulcanici – sulla terraferma e nel mare – fra i quali possiamo annoverare il più grande vulcano dell’intero continente europeo, Marsili, e una delle 3 grandi caldere dell’intero pianeta, appunto i Campi Flegrei (Campi ardenti letteralmente).
Introduzione
Prima di occuparci della recentissima storia dei Campi Flegrei, bisogna forzatamente fare un cenno storico di questa particolare zona eruttiva al di sotto dell’agglomerato urbano che comprende la città di Napoli, al fine di comprendere realmente quali possono essere i reali pericoli che tutti noi corriamo.
I Super Vulcani
La caldera dei C.F. insieme a quella dello Yellowstone e dell’isola di Toba appartiene alla categoria dei “Super vulcani”, chiamati anche caldere proprio per il fatto che distinguendosi dai normali vulcani che hanno delle bocche eruttive di qualche centinaio di metri di diametro – Vesuvio, Stromboli ed Etna – hanno delle estensioni di svariati chilometri (nel caso dei C.F. si parla di circa 15-18 km) e nel momento che eruttano le conseguenze sono sempre e comunque devastanti non solo per le zone limitrofe ma per l’intero pianeta.
L’esempio del Toba
Tanto per fare un esempio, il Toba situato nelle vicinanze di Sumatra, ha avuto due importanti eruzioni: una circa 840.000 anni fa e una 75.000 anni fa che hanno causato un’accelerazione nell’estinzione di massa del periodo interessato, causando un irrigidimento del periodo glaciale che era già in corso.
Per contro, dalla parte opposta del globo, e più precisamente nel nord-ovest degli attuali Stati Uniti, è presente la caldera dello Yellowstone che, con i suoi 30-70 km di diametro, rappresenta forse il maggior pericolo che il nostro pianeta corre dal punto di vista delle eruzioni.
Ricerca e Ciclicità delle Eruzioni
Da attenti studi continuamente condotti in quella specifica zona, sappiamo che nei milioni di anni la caldera ha fatto sentire la sua voce regolarmente ogni 600 mila anni circa con una precisione quasi cronometrica, innescando quello che oggi giorno chiamiamo “inverno nucleare” e influendo significativamente sullo sviluppo della vita sulla Terra.
Eruzioni dei Campi Flegrei
Tornando ai nostri C.F., sappiamo per certo che le eruzioni particolarmente violente sono in sostanza 2 ed hanno anche un preciso nome, la prima denominata dell’Ignimbrite Campana datata circa 35 mila anni fa e la seconda denominata del Tufo Giallo di Napoli, risalente a circa 15 mila or sono.
L’ultimo evento eruttivo di questo simpatico “giocherellone sotterraneo” è datato 1538 dopo un periodo di quiescenza durato oltre 3 millenni ed è considerata una delle minori eruzioni di questa caldera.
Coni Vulcanici e Caratteristiche
All’interno dei C. F. ci sono una ventina di coni vulcanici che si sono formati nel tempo sia a causa delle eruzioni degli stessi C.F. sia a causa delle eruzioni del più importante e pericoloso Vesuvio che si erge al centro di tale area e che da sempre ha costituito una reale preoccupazione, distinguendosi ad esempio dall’Etna per le sue caratteristiche eruttive.
Differenze Tra Vesuvio ed Etna
Infatti il Vesuvio è considerato un vulcano esplosivo che dà luogo a quelle che vengono definite eruzioni “Pliniane”, mentre l’Etna è sostanzialmente un vulcano “effusivo” in quanto le sue eruzioni sono magari più spettacolari con le altissime fontane di lava ma sicuramente meno disastrose per la mancanza della componente “esplosiva” del cugino Vesuvio.
Interconnessione e Energia del Magma
Per capire le dinamiche dei C. F., bisogna considerare attentamente tutto quello che è stato prodotto sia dalla stessa caldera che dai vulcani strettamente correlati come il Vesuvio, allargando l’attenzione anche ai “vicini” sottomarini come il Marsili, il Vavilov, il Terribile, Palinuro e tutta la loro allegra famiglia, in quanto fanno parte tutti quanti di un unico “corpo vulcanico” che prende per così dire energia dal magma risalente dal sottostante mantello e nucleo terrestre.
Eruzione del 79 d.C. e Periodo di Quiescenza
Per quanto riguarda il Vesuvio, probabilmente la maggior parte delle persone conoscono o hanno sentito parlare della tremenda eruzione del 79 d.C. che distrusse completamente Pompei ed Ercolano anche grazie all’attenta cronaca dei fatti che ci è stata tramandata per mano di Plinio il Giovane – da qui il termine “eruzioni pliniane” – che ebbe modo di osservare direttamente il disastroso evento trovandosi in vacanza a Miseno con la famiglia e fu costretto pure ad assistere alla morte del padre (Plinio il Vecchio) soffocato dalle ceneri tossiche cadute su Stabia dove si era recato nel tentativo di aiutare dei comuni amici.
Fasi Eruttive Successive
Successivamente a questo evento catastrofico, il Vesuvio ha attraversato un periodo di quiescenza durato circa 15 secoli per poi rientrare in una fase eruttiva che è durata all’incirca 4 secoli e che va per la precisione dagli inizi del 1600 fino al 1944, data della sua ultima eruzione.
Frequenza delle Eruzioni
Ma quello che deve essere notato con estrema attenzione è proprio il fatto che nell’arco di 3,5 secoli ha prodotto una costante quantità di eruzioni – intorno alle 100 – tutte di piccola entità e con non troppi danni né alle cose né tantomeno alle persone (quella del 1944 provocò la morte di poche decine di persone), per cui si può tranquillamente dire che ha avuto una media eruttiva di una ogni 3-4 anni fino al 1944 e che poi per 80 anni si è messo a dormire.
Preoccupazioni e Considerazioni
E il problema è proprio in questi 80 anni di quiescenza, in quanto se fosse un vulcano isolato – come ad esempio il vulcano di Santorini – si potrebbe ipotizzare che sia entrato in una fase “dormiente” come la precedente e che magari per i prossimi 10/15 secoli se ne stia buono.
Ma considerando tutto quello che sta intorno e sotto lo stesso Vesuvio (Campi Flegrei e c.), la preoccupazione deve per forza di cose essere una costante componente nel nostro pensiero.
Riflessioni sui Campi Flegrei
Vorrei aprire una parentesi rapida per ricordare che se noi ci poniamo la domanda “se” un vulcano erutterà o no, sbagliamo sostanzialmente l’approccio in quanto la reale domanda che ci dobbiamo porre è “quando” il vulcano erutterà e comportarci di conseguenza.
Tornando ai Campi Flegrei, bisogna sulla scia di quanto sopra detto e descritto, ricordarci che certamente o prima o poi faranno sentire la loro voce un’altra volta e l’unica cosa realmente importante che dobbiamo domandarci è se questa volta l’eruzione potrà essere come quella del 1538 o magari farà il paio con una delle due maggiori eruzioni menzionate precedentemente.
Nella prima ipotesi sicuramente potrebbero esserci dei danni di vario genere, in special modo se l’eruzione della caldera innescasse per “simpatia” anche il Vesuvio, ma probabilmente abbastanza contenuti e limitati alla regione circostante.
Ma nella seconda ipotesi con estrema probabilità le conseguenze coinvolgerebbero irrimediabilmente l’intero pianeta, con conseguenze solo ipotizzabili molto limitatamente ed impossibili da quantificare se non dopo l’eruzione stessa.
Potenziale Catastrofe delle Eruzioni Vulcaniche
Per quanto personalmente ho studiato negli anni, ritengo che un’eruzione simile a quella del Tufo Giallo di Napoli o dell’Ignimbrite Campana se avvenisse oggi, porterebbe senza ombra di dubbio a conseguenze per l’essere umano valutabili sulla scala di qualche centinaio di milioni di morti se non oltre, non tanto per la violenza dell’eruzione – che sicuramente per quanto riguarda il nostro paese, determinerebbe la totale devastazione e dissoluzione dell’intero sistema Italia – ma per le conseguenze dovute all’inverno nucleare che si innescherebbe con l’immissione in atmosfera di svariati km cubi di ceneri e lapilli che oscurerebbero il sole impedendo così alla luce di arrivare a terra e svolgere il suo importantissimo lavoro che in definitiva permette la vita stessa.
Impatto Globale e Ricostruzione
In una sola parola, il mondo come lo conosciamo oggi, civiltà compresa, smetterebbe di esistere e i sopravvissuti – che siano tanti o pochi – dovranno rimboccarsi le maniche e ricostruire l’intero sistema mondiale sociale, economico, alimentare, ecc.
Disconnessione dalla Realtà
E la cosa che più mi sconvolge sentendo tutti quelli che parlano in questi giorni della situazione dei Campi Flegrei, sia nei Tg che nelle varie trasmissioni di intrattenimento, è l’assoluto scollamento dalla realtà dei fatti che sopra ho descritto, in quanto continua a sentire discorsi su “piani di evacuazione”, azioni di “prevenzione” o peggio ancora come si possa intervenire per evitare tali disastri, come se esistesse la reale possibilità di “fermare” i normali processi vulcanici naturali o magari mettere un “tappo” sul Vesuvio piuttosto che sui C.F.
Inconsapevolezza del Rischio
E la cosa ancora più spaventosa se non assurda, è che ancora in quelle zone non solo si continui a costruire case, aziende e strutture di vario genere – sia private che pubbliche – ma che ancora la gente ci abiti tranquillamente non curandosi minimamente di quanto potrebbe succedergli in conseguenza di un qualsiasi “risveglio” di uno dei vulcani citati.
Citando un vecchio detto popolare, se non è all’alba sarà al tramonto, ma succederà.