A dieci giorni dal momento in cui lascerò gli Emirati Arabi Uniti, oggi c’è stato un attentato nella sua capitale, Abu Dhabi, dove vivo, tramite alcuni droni militari, che hanno bombardato dei siti petroliferi e che hanno causato 3 morti ed un numero imprecisato di feriti.
I droni sono stati inviati e, successivamente, rivendicati dalle milizie Huthi, operanti dallo Yemen ed appartenenti al blocco filo Iraniano, che si contrappone al blocco filo Arabo, all’interno del quale ci sono, appunto, anche gli Emirati Arabi, l’Egitto, appoggiato dagli Stati Uniti (per lo meno fino a quando era in carica Trump, poiché Biden, appena insediato, si è detto contrario alla presenza degli Usa in questo schieramento) ed paesi come Barhain, Quatar ed altri.
Ho voluto approfondire la questione e mi sono trovato ad osservare lo Yemen – ultimo Stato meridionale della penisola Araba, accanto all’Oman e confinante con l’Arabia – che conta circa 30 milioni di abitanti, dei quali 24 sono ormai allo stremo, dopo 7 anni di una triplice guerra che vede diverse fazioni le une contro le altre.
La storia, più o meno, è sempre la stessa, ovvero ci sono faide di tipo prevalentemente religioso fra sciiti, Jhiadisti e musulmani in genere che si scannano ormai da secoli, il tutto condito dalle guerre di tipo politico che vengono condotte dai paesi che, storicamente, sono coinvolti nello scacchiere medio orientale, a partire dall’Iran.
Ma, senza entrare nel dettaglio dei motivi che possono aver generato questa guerra infinita – corredata da deposizioni di presidenti, successivamente assassinati, colpi di stato e prese di potere – vorrei considerare l’aspetto umano che coinvolge ormai quasi l’80% della popolazione, ridotta alla fame e alla convivenza con carestie, sporcizia, inquinamento e mancanza di qualsiasi genere, sia alimentare che sanitario.
Non da ultimo, l’organizzazione per la pace nel mondo ha appena bocciato l’estensione di aiuti umanitari, che era in atto da diversi anni proprio per garantire un aiuto fattivo alle popolazioni locali ed, in particolar modo, ai bambini, togliendo di fatto a quelle popolazioni, anche l’ultima speranza di poter tornare ad una vita normale.
Riporto parte di un rapporto stilato da un’associazione Yemenita nel 2020, con il conteggio dei morti e dei danni provocati da questa guerra infinita:
“Il bilancio è stato pubblicato, il 23 dicembre, da un’organizzazione yemenita per i diritti umani, Eye of Humanity, autodefinitasi indipendente e imparziale, e riportato dall’agenzia di stampa yemenita Saba. Stando a quanto specificato, il conflitto in Yemen, scoppiato il 19 marzo 2015, ha provocato la morte di 10.849 uomini, 2.389 donne e 3.804 bambini. Alle perdite di vite umane sono poi da sommare gli ingenti danni materiali provocati da attacchi e bombardamenti. In particolare, a detta della ONG yemenita, in 2100 giorni sono state distrutte 569.283 abitazioni, 177 strutture universitarie, 1.393 moschee, 366 strutture turistiche, 389 ospedali e strutture sanitarie, 1.099 scuole e centri educativi, oltre a 15 aeroporti, 16 porti, 305 stazioni e 4.490 tra strade e ponti.”
Con questi numeri è abbastanza facile intuire in che condizioni assurde si possa vivere in questo paese, martoriato da 7 anni di guerra e va tenuto presente, altresì, che il rapporto riferisce ciò che è successo, presumibilmente, fino al momento in cui è stato compilato, ovvero metà del 2020, cioè oltre 1 anno e mezzo fa, per cui questi numeri sono da considerarsi parziali.
Ma sulla base di questo esempio di imbecillità umana che, ovviamente, è la punta di diamante di un’innumerevole numero di conflitti, guerre civili, dittature, rivolte e l’intero repertorio della crudeltà dell’uomo, vorrei porre l’attenzione su cosa effettivamente potrebbe fare “l’animale uomo” per porre fine a questo stato di cose che, fatalmente, ci condurrà verso la distruzione di tutto quanto.
Perché è del tutto evidente che, proseguendo su questa china, prima o poi scoppierà veramente una “guerra globale” che porrà fine definitivamente alla civiltà per come la conosciamo.
Anni fa lessi un racconto di fantascienza, nel quale era sintetizzato un mondo ideale in cui vi era una sorta di “esercito” sovrannazionale che interveniva laddove scoppiava qualche disordine o qualche guerra ed aveva la forza e l’autorità per porvi fine rapidamente.
Ovviamente era un mondo idealizzato, dove le armi erano assolutamente proibite.
Ora, mi rendo perfettamente conto che potrebbe essere utopistico pensare ad un mondo simile, dove i cosiddetti “buoni, saggi e senza macchia” vegliano sui “bimbi cattivi” che vogliono scannarsi e con due pacche sulle spalle e qualche schiaffone li rimettono in riga, ma, realmente, se tutti i paesi del mondo – per lo meno le grandi potenze, come Usa, Russia, Cina, Giappone, Europa e qualche altro, si organizzassero, creando un super esercito con poteri su tutto il mondo, ovviamente ratificato dalla più ampia e numerosa presenza possibile di tutti gli stati del pianeta, ritengo che potrebbe essere un’arma estremamente efficace per iniziare ad eliminare le infinite guerre che ci sono dappertutto.
Pensate che costruendo un rapporto sulla popolazione mondiale (pubblicato in un recente articolo), con mio grande stupore, ho constatato che nel continente africano, dal 1968 ad oggi non c’è stato mai un anno senza almeno 14 guerre in atto contemporaneamente!
Questa situazione non è più veramente tollerabile, per un’infinità di motivi, primo fra tutti, come detto prima, che così continuando prima o dopo si cadrebbe, giocoforza, in un conflitto globale che ci porterebbe sicuramente all’età della pietra, anche senza l’uso di ordigni nucleari.
E non pensiate che questa sia una situazione difficile da realizzare, anche perché è dalla fine della seconda guerra mondiale che tutte quante le nazioni esistenti, chi più, chi meno, non fanno altro che produrre armi di ogni genere e le accumulano, in quanto non ci sono “occasioni” per utilizzarle.
La presenza di un così alto numero di armi, nascoste negli arsenali di tutte le nazioni, potrebbe veramente essere la classica “scintilla” che farà detonare la “guerra totale”.
Per renderci conto della quantità di armi presenti in detti arsenali, basti pensare che, solo in Italia, la spesa militare corrente si aggira intorno ai 25 miliardi annui, mentre, nel 2020, l’intero comparto a livello mondo ha sfiorato i 2000 miliardi di dollari, e senza conteggiare tutto quello che è il cosiddetto mercato nero.
Quello che mi rattrista maggiormente nell’osservare queste situazioni che, quotidianamente, si sviluppano in giro per il mondo e lo sfacelo “umanitario” verso il quale andiamo, inconsapevoli, incontro, è l’assoluto menefreghismo di tutti quanti, indistintamente.
Stiamo andando verso un tipo di società ferocemente individualista, tesa solamente alla soddisfazione dei propri meschini desideri e bisogni, che non presta alcuna attenzione al vicino che, magari, ha bisogno di aiuto o, peggio ancora, gioisce dentro di sè dei malanni che accadono ai suoi simili.
Da una parte, mi rendo conto che in questo modo non ci sono speranze di redenzione e di riscatto, non tanto verso un non ben identificato “essere supremo”, ma verso noi stessi e, altresì, sono cosciente del fatto che, anche se risultasse un’impresa quasi al limite dell’impossibile, si dovrebbe tentare il massimo pur di riuscire a poter rimettere tutto quanto sulla giusta via.
Dall’altra parte, proprio per questi motivi e per l’orrendo spettacolo e dimostrazione della nostra infinita “miseria mentale”, mi potrebbe venire il pensiero che, forse, sarebbe meglio che veramente saltasse tutto in aria. In questo modo si darebbe la possibilità, a chi ci seguirà, di ricostruire tutto, cercando di trarre insegnamenti dal passato.
Ma, ovviamente, se già due volte non siamo riusciti ad imparare nulla dalle due grandi guerre, ho proprio paura che non servirebbe a nulla nemmeno la prossima.