Omicidi e femminicidi in Italia
Analizzando i terribili dati del 2023, si può evidenziare che in un solo anno in Italia sono stati commessi 298 omicidi, 107 dei quali a carico di donne. E cosa ancora più terribile, 88 di queste sono state uccise nell’ambiente familiare e per la maggior parte da mariti, compagni o amanti rifiutati.
A fronte di questa vera e propria ecatombe, si registra per converso una mancanza quasi totale di una giusta punizione. Infatti, a causa del nostro “democraticissimo” sistema giudiziario, con tutti gli sconti di pena e le tutele per gli imputati, molto spesso gli autori di questi delitti – sempre che si riesca a individuarli e, cosa più importante ancora, si riesca a catturarli – restano sotto processo per svariati anni, e molto spesso non vengono nemmeno trattenuti in carcere, proprio per il principio della presunta innocenza fino a prova contraria.
Ed è spesso accaduto che dei killer già condannati e rimessi in semilibertà siano tornati ad uccidere di nuovo – come nel caso di Minghella e Izzo -, dando un severo colpo alla credibilità della nostra democratica giustizia e all’assioma che si debba forzatamente tentare di “risocializzare” un assassino, poiché anche le persone più terribili possono ravvedersi e pentirsi dei propri misfatti.
Quanta stupida ipocrisia!
La possibilità di “farla franca”
Innanzitutto, se fosse vero che un assassino, in linea di massima, ha la possibilità di ravvedersi e di tornare “normale” all’interno della società, gli omicidi progressivamente diminuirebbero costantemente e si potrebbe realmente non solo vivere più tranquilli, ma guardare al futuro con maggiore serenità e fiducia.
Invece, seguendo questo malsano pensiero che si debba tentare in tutti i modi di raddrizzare le storture dell’animo umano, siamo costretti a conteggiare ogni anno un triste elenco di persone che vengono brutalmente uccise per futili motivi, senza, per altro, avere la certezza che i loro carnefici paghino un giusto tributo.
Da considerare che, per l’anno in corso, dobbiamo già registrare la bellezza di 132 omicidi al 23 giugno, il che ci porta, facendo una semplice media matematica, alla bellezza di oltre 250 omicidi anche per quest’anno.
Ora, tutto questo non è più accettabilem e se il sistema, fino ad oggi, non ha funzionato assolutamente, la cosa più ragionevole da fare è quella di prendere esempio da altri modelli di democrazia dove non si riscontrano simili catastrofi. E anche se, per far questo, si debba ledere qualcuno dei diritti democratici tanto sbandierati dai vari partiti politici di turno, che molto spesso li cavalcano per meri tornaconto personali, i suddetti argomenti.
https://www.interno.gov.it/sites/default/files/2024-06/report_settimanale_al_23_giugno_2024.pdf
Il modello degli Emirati Arabi Uniti
Per citare uno stato che, per mia fortuna, ho potuto conoscere molto bene, avendoci vissuto per quasi 3 anni, posso dire che gli Emirati Arabi Uniti, a differenza da molte credenze popolari, è uno degli stati dove regna la maggior sicurezza e tranquillità di vita sociale. E questo non solo per l’inflessibilità della legge che regolamenta la vita di tutti i cittadini – la pena di morte è presente -, ma soprattutto per lo spirito di vita che viene insegnato fin da piccoli a tutti quanti.
Inoltre, i governanti di questo splendido paese hanno lungimirantemente deciso che, per il quieto vivere dell’intera società, era necessario organizzare un ordinamento giuridico molto rigido – ma giusto – nel quale proibire tassativamente determinate cose, come ad esempio l’alcool e le droghe, la pornografia, la prostituzione, il gioco d’azzardo (non esistono assolutamente né lotterie né altri sistemi di gioco d’azzardo gestiti dal governo, come invece accade da noi) e, cosa assolutamente di vitale importanza, nessuno può rimanere nello stato se non ha un lavoro stabile, per cui negli Emirati entrano solo coloro che possono ottenere il visto, che a sua volta viene concesso solo se la persona ha un contratto di lavoro stabile, in aggiunta, ovviamente, a un alloggio (che lo trovi da solo o gli venga dato dal suo datore di lavoro, è lo stesso), per evitare che ci sia la terribile piaga dell’accattonaggio, come, malauguratamente, possiamo vedere diffusamente nel nostro “avanzatissimo” paese.
In conseguenza a tutto ciò, posso personalmente garantire che girare anche da soli al centro di una megalopoli come Dubai alle 3 di mattina, in compagnia o da soli, non costituisce alcun pericolo personale, sia che la persona sia un uomo o una donna, poiché per tutto quanto ho descritto prima, a nessuno verrebbe mai in mente né di rapinare, né di violentare, né, tantomeno, di uccidere chiunque.
Basti vedere che il tasso di criminalità registrato negli Emirati Arabi è pari a 0,2 omicidi ogni 100.000 abitanti, cioè praticamente nullo (in Italia il tasso è drasticamente maggiore, segnalando 0,51 casi ogni 100.000).
La necessità di un cambiamento
Ma al di là di tutti questi dati, vorrei segnalare che la situazione in Italia sta assolutamente degenerando proprio per la percezione della punizione da parte di tutti quanti, che, nel profondo, sanno perfettamente che la possibilità di “farla franca” è molto elevata e, quindi, sono meno limitati nel compiere un crimine, omicidi e femminicidi compreso.
In pratica, la persona che viene rifiutata dalla propria compagna o che si vede chiedere il divorzio dalla propria moglie, specialmente se è un uomo già violento di natura, sicuramente nel profondo sarà portato a pensare molto più facilmente che “tanto poi non rischio nulla o, al massimo, mi faccio pochi anni di galera, per cui l’ammazzo”.
Questo pensiero è, secondo me, assolutamente una componente fondamentale che si affaccia nella mente di qualsiasi persona si trovi ad affrontare una situazione drammatica come una separazione o, magari, una litigata furiosa con la compagna o con i propri genitori, sia per questioni di gelosia che per questioni finanziarie.
Personalmente, sono assolutamente convinto che, se trasferissimo il modello giuridico degli Emirati Arabi in Italia, nel giro di massimo 10 anni si riuscirebbe ad estirpare alla radice il fenomeno degli omicidi in serie, ai quali siamo costretti ad assistere costantemente al giorno d’oggi (questo si intende non comprendendo tutto il reparto degli omicidi commessi per mafia o per regolamenti di conti fra bande, anche se devo dire che, con molta probabilità, potrebbe anche cambiare la mentalità di mafiosi, camorristi o ‘ndranghetisti).
Ed in ogni caso, per quanto mi riguarda, sono assolutamente certo che una persona come il sopra citato Minghella o, se qualcuno se li ricorda, la coppia Erika ed Omar, non hanno alcun diritto di sopravvivere alle loro vittime e non ritengo che sia assolutamente giusto che, dopo aver ucciso brutalmente un bambino o, nel caso di Minghella, svariate persone, abbiano la benché minima possibilità di essere recuperati. Sono assolutamente un peso per l’intera società e del tutto inutili al normale sviluppo della comunità intera.
Di conseguenza, la pena capitale, anche se gestita con molta oculatezza, la vedo uno strumento assolutamente necessario per riuscire a “raddrizzare” una società che attualmente è assolutamente allo sbando e dove la regola è pensare al proprio benessere, costi quello che costi, fregandosene totalmente del benessere altrui.
Purtroppo, viviamo in un paese dove esiste la presenza della Chiesa centrale con il suo capo – il Papa – che non permetterà mai tale possibilità.