È ormai da anni che lo scontro politico, sia in Italia che nel resto dell’Europa e più in generale in tutti i paesi dove sostanzialmente si vive meglio – che corrispondono tecnicamente al nord del pianeta dove la temperatura è più mite e la carenza idrica si fa sentire meno -, si evidenzia sul fronte dell’immigrazione dai paesi del sud del mondo – Africa, sud ovest dell’Asia e Medio Oriente – senza che nessuno affronti il vero problema di fondo di questo immane fenomeno che coinvolgerà fatalmente l’intera umanità.
Il surriscaldamento globale e i suoi effetti
È un dato di fatto che il nostro pianeta sta attraversando una fase di surriscaldamento globale e che entro la fine di questo secolo, con molta probabilità, le temperature potranno aumentare rispetto all’attualità di 3 o 4 gradi medi sull’intera superficie terrestre, con, di conseguenza, il relativo aumento dei fenomeni meteorologici violenti che oggi chiamiamo eccezionali.
Il dibattito sull’origine del surriscaldamento globale
Che poi tale fenomeno di surriscaldamento globale sia di origine antropica – causata dall’uomo – o dovuta a una normalissima evoluzione geologica del nostro pianeta, viene dibattuto quotidianamente dall’intero mondo scientifico, politico, giornalistico e mediatico di tutto il mondo, con posizioni a volte diametralmente opposte e, purtroppo, con reazioni delle diverse fazioni assolutamente fuori linea e del tutto controproducenti, in special modo se tali opinioni vengono espresse da quelle persone che detengono il potere politico nelle loro mani.
I reali pericoli e le conseguenze
In questo articolo non è mia intenzione analizzare quali possano essere le cause di questo aumento delle temperature globali, né tantomeno voglio avanzare alcuna ipotesi per le possibili soluzioni di tale problema, in special modo poiché una corretta analisi scientifica di questo immenso problema richiederebbe uno studio approfondito che spazia dall’astrofisica, alla climatologia e alla geologia, cosa che in questa sede non è possibile fare.
Viceversa, quello che vorrei tentare di fare è sottolineare quali siano i reali pericoli che potrebbero derivare da una errata gestione del problema stesso e di ciò che ne potrebbe derivare come immediato riflesso sulla vita non solo dei diretti interessati – popolazioni che abitano le aree sopra indicate – ma dell’intera umanità e del modello sociale che è stato implementato nel corso dei secoli in ogni nazione.
I numeri del potenziale fenomeno migratorio
Per prima cosa vanno analizzati i reali numeri che possono potenzialmente essere “mossi” e interessati da questo fenomeno, e per primo deve essere considerato il “bacino” potenziale africano che racchiude nell’intero continente oltre 1,2 miliardi di persone, alle quali vanno aggiunte le popolazioni residenti nei paesi del sud ovest asiatico – Pakistan, Afghanistan, Bangladesh, India, ecc. – e tutta quella immensa zona che tecnicamente chiamiamo Medio Oriente, per un totale che può arrivare e superare di gran lunga i 3 miliardi di esseri umani.
Aggravanti della situazione
Come ho già avuto modo di scrivere in recenti articoli, solo nel continente africano e in Medio Oriente ci sono attualmente circa 24 conflitti attivi o colpi di stato e dittature in atto, con le immaginabili conseguenze per la sopravvivenza delle popolazioni residenti, per cui tale situazione si deve assommare agli effetti relativi al surriscaldamento globale che il nostro pianeta sta attraversando.
Di conseguenza, è del tutto ovvio che, oltre a dover combattere le ricadute sulla vita di tutte le popolazioni coinvolte del clima impazzito, andrebbero anche risolti i problemi derivanti dall’imbecillità dell’uomo stesso, che spesso, come nel caso della infinita guerra in Siria o degli scontri etnici fra Israele e la Palestina, contribuiscono pesantemente al fenomeno dell’emigrazione delle genti verso lidi meno problematici.
Le previsioni sui flussi migratori
Altro dato molto importante, che deve essere preso assolutamente in considerazione, è quello che emerge da un report stilato dall’UNHCR in collaborazione con Legambiente, che ci dice che entro il 2050 potremmo avere una fetta di popolazione africana in fuga dalle emergenze climatiche pari a oltre 200 milioni di persone (216 milioni per la precisione) che si riverseranno, giocoforza, prima nel nord Africa e successivamente tenteranno di approdare nel continente Europeo.
Gli Stati Uniti e il contrasto all’immigrazione
In confronto, le poche decine di migliaia di messicani che tentano di entrare negli USA sono assolutamente un problema marginale, contro il quale abbiamo visto le reazioni dei civilissimi “americani”, che hanno ben pensato di costruire un muro lungo tutto il confine degli States.
Aprendo una piccola parentesi, vorrei ricordare che gli Stati Uniti d’America, contro una superficie di poco inferiore a quella dell’intera Unione Europea – 9.834 milioni di km quadrati contro 10.180 milioni per l’Europa -, hanno una densità abitativa esattamente della metà, ovvero 36 abitanti per km quadrato contro i 73 dell’Europa, e nonostante si definiscano la nazione più ricca del mondo e, soprattutto, i più democratici che ci siano – tanto è vero che si dilettano ad “esportare” la democrazia in tutto il mondo -, si rifiutano categoricamente di accogliere quella fetta di popolazione messicana che ha realmente enormi problemi a sopravvivere.
I pericoli per l’Europa
Ma tornando ai problemi “casalinghi”, dall’analisi dei macro dati appare del tutto evidente che, nel caso si dovessero confermare le previsioni avanzate dai diversi studi condotti dalle organizzazioni scientifiche che si stanno occupando del problema, nei prossimi due decenni saremo costretti ad affrontare un problema di tali proporzioni che sarebbe in grado di sconvolgere l’attuale delicato assetto socio-politico-economico che vige nel “vecchio continente”.
L’impossibilità di accogliere milioni di rifugiati
Infatti, è del tutto assurdo pensare che un insieme di nazioni ben distinte e differenti fra loro per cultura, impostazione sociale, credo religioso e organizzazione finanziaria, possa anche solo immaginare di accogliere tutti o parte degli oltre 200 milioni di persone che prossimamente inizieranno a fuggire dalla loro terra diventata del tutto inospitale per la vita umana.
Il confronto con la crisi migratoria passata
Tutti avranno ricordo di quanto abbiamo passato negli ultimi 10 anni con l’infinito problema degli sbarchi sulle nostre coste da parte di una vera e propria “forza navale” composta da centinaia di barche, gommoni e pescherecci fatiscenti – molti dei quali affondati nel Mediterraneo -, che ha sbarcato sulle nostre coste negli ultimi 10 anni la bellezza di oltre un milione di profughi che, successivamente, si sono riversati principalmente sul nostro territorio e poi in tutta Europa, ma questo, in confronto a quanto sta per accadere, non sarà assolutamente nulla, e dobbiamo prepararci a una vera e propria invasione.
A meno che…
Esattamente, a meno che non si riesca a modificare il nostro pensiero in modo radicale e si metta in atto un’azione collettiva – tutti i paesi cosiddetti Occidentali, maggiormente avanzati tecnologicamente -, che riesca, per una volta tanto, a non depredare le nazioni africane, ma che lungimirante reinvesta le ricchezze locali per l’ammodernamento delle infrastrutture già esistenti – molto poche, per la verità -, cercando di ovviare con la tecnologia ai problemi che la nostra Terra ci sta regalando.
La necessità di un piano strategico a lungo termine
Se nei prossimi 5 o 10 anni non verrà messo in atto un vero piano strategico, teso alla soluzione radicale dei problemi dovuti all’innalzamento delle temperature, specialmente in quelle determinate aree geografiche, la mia impressione è che ci troveremo costretti ad affrontare problemi ben più seri che verranno a bussare alle nostre porte.
I limiti all’accoglienza e le alternative
Poiché, da una parte, è del tutto impensabile il poter accogliere fra i nostri confini una quantità di persone superiore a quella che già accogliamo tutti gli anni – da ricordare che ai dati sopra riportati vanno aggiunte le migrazioni via terra sulla classica “rotta Balcanica” e a tutte le immigrazioni “regolari” che avvengono attraverso i normali canali aerei e navali -, e, dall’altra, non si può nemmeno fare finta di nulla e “chiudere ermeticamente” le nostre frontiere, sia per una questione puramente di impossibilità oggettiva che per una improponibilità etico-morale.
Le previsioni sull’evoluzione del conflitto
Conoscendo abbastanza la natura umana, ho la netta impressione che i nostri figli e nipoti dovranno affrontare una guerra di tutti contro tutti, dove potranno essere spettatori di atroci nefandezze e catastrofi umanitarie, in special modo quando i rapporti con le nazioni nordafricane inizieranno a farsi sempre più critici, sotto le aumentate pressioni delle popolazioni in fuga da un territorio diventato ostile.
Le possibili soluzioni e le preoccupazioni
Purtroppo, sono estremamente convinto che già molto tempo fa, alcune congreghe di persone hanno già pensato alle possibilità di soluzione per tale problema e hanno già pensato a cosa fare in proposito.
Ma quello che è scaturito da tali elucubrazioni non penso affatto che possa piacere a nessuno.