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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto

I 10 luoghi comuni più utilizzati in campagna elettorale dai sindaci italiani

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Ogni sindaco ha il proprio stile, la propria visione politica e il proprio programma, ma ci sono alcune frasi che, indipendentemente dall’orientamento ideologico, ritornano costantemente nei discorsi delle amministrazioni locali. Si tratta di espressioni stereotipate, reiterate a ogni legislatura, spesso più per convenienza retorica che per effettiva volontà di cambiamento. Questi luoghi comuni sono diventati una costante della comunicazione politica, fungendo da strumenti di rassicurazione collettiva, sebbene raramente trovino piena concretizzazione nelle politiche amministrative. Ecco i dieci più diffusi.

1. “Ascolteremo i cittadini”

Durante le campagne elettorali e nei primi mesi di mandato, i sindaci enfatizzano l’importanza del dialogo con la cittadinanza, presentando progetti di partecipazione attiva che includono sportelli di ascolto, incontri pubblici e piattaforme digitali per raccogliere suggerimenti e segnalazioni. Tuttavia, nella pratica, questa promessa si scontra con le rigidità della macchina burocratica e con i filtri imposti dalla politica, che spesso rallentano o limitano il reale coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni amministrative.

In molte occasioni, le istanze della popolazione vengono relegate a semplici statistiche, prive di effettiva incidenza sulle scelte governative. Di conseguenza, l’illusione di una governance partecipativa si dissolve, rimpiazzata da iter decisionali che continuano a essere centralizzati e poco trasparenti. In alcuni casi, i canali di comunicazione promessi vengono istituiti solo formalmente, senza un effettivo riscontro pratico nelle politiche adottate.

2. “Riqualificheremo le periferie”

Uno degli impegni più frequentemente annunciati è la riqualificazione delle aree periferiche, con l’obiettivo dichiarato di ridurre il divario economico, sociale e infrastrutturale rispetto ai centri urbani. Si promettono interventi urbanistici mirati, ampliamenti del trasporto pubblico, creazione di spazi verdi e miglioramento dei servizi essenziali. Tuttavia, il passaggio dalla progettazione alla realizzazione è spesso caratterizzato da ritardi, mancanza di fondi o difficoltà nella gestione degli appalti pubblici.

Molti progetti rimangono fermi a uno stadio embrionale, mentre le periferie continuano a soffrire problemi cronici quali il degrado edilizio, la carenza di servizi e l’assenza di opportunità economiche. Nel frattempo, vengono enfatizzate piccole opere di facciata come la sistemazione di una piazza o l’installazione di telecamere di sicurezza, mentre i problemi strutturali restano irrisolti. Le politiche di riqualificazione dovrebbero invece prevedere investimenti mirati e una pianificazione di lungo termine, ma spesso vengono sacrificate in nome di interventi più immediati e mediaticamente efficaci.

3. “Siamo dalla parte della legalità”

La battaglia per la legalità e la trasparenza è un tema ricorrente nei discorsi istituzionali. Ogni sindaco ribadisce con determinazione il proprio impegno nella lotta alla criminalità e alla corruzione, enfatizzando il valore della buona amministrazione. Tuttavia, la realtà amministrativa spesso racconta una storia diversa: gare d’appalto poco chiare, conflitti di interesse, pressioni da parte di gruppi di potere e una gestione del territorio che non sempre risponde ai principi di equità e trasparenza.

Non sono rari i casi di amministrazioni locali coinvolte in inchieste giudiziarie o scandali, con conseguenze che si riflettono sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni. La retorica della legalità, dunque, rischia di diventare uno strumento di propaganda più che un reale punto di riferimento per un governo locale etico e responsabile. Inoltre, il concetto di “legalità” viene spesso declinato in funzione di strategie politiche, con campagne di sicurezza percepite più come operazioni di consenso che come veri e propri strumenti di tutela dei cittadini.

4. “Ridurremo le tasse locali”

La promessa di abbassare le imposte comunali è un classico della retorica elettorale. Tuttavia, molte amministrazioni si trovano a fare i conti con bilanci sempre più limitati e con l’impossibilità di mantenere i servizi essenziali senza un adeguato gettito fiscale. Spesso, quindi, la riduzione fiscale si traduce in tagli ai servizi pubblici o in rincari mascherati su altre voci di spesa.

Questa retorica ignora il fatto che i Comuni hanno margini di manovra finanziaria limitati e che la sostenibilità economica di un ente locale dipende anche dai trasferimenti statali e dall’equilibrio tra entrate e uscite. La riduzione delle imposte, se non supportata da un’adeguata compensazione economica, rischia di compromettere la qualità dei servizi offerti alla cittadinanza.

5. “Porteremo più sicurezza nelle strade”

I candidati sindaco giocano molto sulla percezione della sicurezza, promettendo più agenti, telecamere e controlli. Nella realtà, però, la sicurezza urbana dipende da fattori complessi, come il coordinamento tra polizia locale e nazionale, la prevenzione sociale e le risorse a disposizione. L’efficacia di queste misure, quindi, è spesso minore di quanto prospettato.

6. “Sosteniamo il commercio locale”

Il rilancio del commercio di prossimità è un tema caro a ogni amministrazione. Tuttavia, tra concorrenza della grande distribuzione, digitalizzazione e affitti elevati, molti piccoli negozi faticano a sopravvivere nonostante le buone intenzioni.

7. “Investiremo nei giovani”

I programmi per i giovani vengono sbandierati come pilastri della crescita urbana, con promesse di spazi di aggregazione, borse di studio e progetti di formazione. Tuttavia, in assenza di finanziamenti concreti e di una visione di lungo periodo, queste iniziative rimangono spesso isolate e di scarso impatto. Le opportunità lavorative per i giovani restano limitate e le politiche di contrasto alla fuga di cervelli risultano inefficaci.

8. “Favoriremo la mobilità sostenibile”

Si promettono piste ciclabili, trasporto pubblico efficiente e incentivi all’uso di mezzi ecologici. Tuttavia, i fondi stanziati spesso risultano insufficienti e la realizzazione di infrastrutture sostenibili viene frammentata in progetti parziali. Inoltre, la scarsa integrazione tra i vari mezzi di trasporto rende difficoltosa l’effettiva riduzione del traffico cittadino.

9. “Miglioreremo la sanità locale”

I sindaci spesso promettono un potenziamento della sanità territoriale, ma la gestione sanitaria è di competenza regionale e nazionale, lasciando ai Comuni margini d’azione ristretti. Le liste d’attesa lunghe, la carenza di medici di base e la chiusura di piccoli presidi sanitari restano problemi irrisolti.

10. “Valorizzeremo il turismo”

Gli annunci di eventi culturali e iniziative promozionali abbondano, ma senza un piano strategico, il turismo locale fatica a decollare. La mancanza di infrastrutture adeguate, politiche di marketing inefficaci e l’assenza di collaborazioni tra pubblico e privato limitano le potenzialità del settore.

Conclusione

Le promesse elettorali dei sindaci italiani seguono schemi ripetitivi, con obiettivi ambiziosi che raramente si traducono in azioni concrete. Per superare questa retorica, servono trasparenza, pianificazione realistica e coinvolgimento effettivo della cittadinanza.

E tu credi ancora alle solite promesse da marinaio di questi “fini oratori”?

Fonti:
https://www.comune.fi.it/system/files/2019-09/programma-di-mandato.pdf

https://www.comunisostenibili.eu/wp-content/uploads/2020/06/governare_07_luglio-1.pdf

https://www.ibs.it/luoghi-comuni-assemblee-nella-democrazia-libro-annick-magnier/e/9788856849639

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