
Personalmente mi trovo d’accordo con Moran Cerf, neuroscienziato della Northwestern University che ha studiato i processi decisionali per oltre un decennio, quando dice che il modo più sicuro per massimizzare la felicità non ha nulla a che fare con esperienze, beni materiali o filosofia personale.
Servono le persone!
In realtà tutto dipende dalla scelta delle persone con le quali si decide di trascorrere del tempo, e ci sono due premesse che ci portano a credere che la compagnia personale sia il fattore più importante per raggiungere la soddisfazione a lungo termine.
La prima premessa
La prima è che il processo decisionale è stancante.
Sempre più ricercatori concordano nell’affermare che gli esseri umani hanno una limitata quantità di energia mentale da dedicare all’attività di fare delle scelte.
Scegliere i vestiti, dove mangiare, cosa mangiare quando arriviamo lì, quale musica ascoltare, cosa fare nel nostro tempo libero, sono tutte scelte che costringono il nostro cervello ad utilizzare quell’energia quotidianamente.
La seconda premessa
La seconda è che gli esseri umani credono, falsamente, di avere il pieno controllo della loro felicità facendo quelle scelte: finché facciamo le scelte che riteniamo giuste ci sentiamo in equilibrio convinti di essere sul giusto percorso verso la soddisfazione della vita.
La verità è che il processo decisionale è pieno di pregiudizi che offuscano la nostra capacità di giudizio.
Spesso le persone interpretano le cattive esperienze come buone, e viceversa, o lasciano che le proprie emozioni trasformino una scelta razionale in una irrazionale, e talvolta usano comportamenti sociali, anche inconsciamente, per fare scelte che altrimenti eviterebbero.
Cosa dice la scienza
Le indagini neuroscientifiche strumentali hanno dimostrato che quando due persone passano del tempo insieme le loro onde cerebrali tendono ad assomigliarsi.
Uno studio su appassionati di cinema, ad esempio, ha dimostrato che i trailer più accattivanti hanno prodotto schemi simili nei cervelli delle persone che hanno partecipato allo studio.
E questo fa capire che le persone con cui passiamo del tempo hanno un impatto sul nostro coinvolgimento con la realtà che va al di là di ciò che attualmente possiamo scientificamente spiegare, ed uno degli effetti è che tali persone tendono a diventare simili.
Chi va con lo zoppo ecc.
Tale fenomeno è evidente anche nel comportamento delle persone interagenti: i “guastafeste” deprimono l’umore degli altri, i chiacchieroni accelerano il ritmo della conversazione, i comici fanno sentire le persone “leggere” e propense allo scherzo ed al divertimento.
Da queste due premesse, la conclusione è che se le persone vogliono massimizzare la felicità e minimizzare lo stress, dovrebbero costruirsi una vita che richieda meno necessità di scelte, circondandosi di persone che incarnano i tratti caratteriali che preferiscono.
Col passare del tempo, quegli atteggiamenti e comportamenti desiderabili caratteristici di quelle persone diventeranno parte integrante della propria vita, e quindi, potendo evitare le scelte basilari, rimarrà l’energia necessaria per prendere decisioni più complesse ed importanti.
Quindi?
Quindi se vogliamo fare più attività fisica, o guardare meno la TV, od imparare a suonare uno strumento musicale o diventare più socievoli e quindi se vogliamo raggiungere quella condizione che chiamiamo “felicità” la sola decisione veramente importante è scegliere con attenzione le persone con le quali passare il nostro tempo.
Carlo Makhloufi Donelli
Di questi argomenti abbiamo parlato anche qui:
https://giornalismolibero.com/principio-universale-della-natura-ovvero-il-principio-del-bene-e-del-male/
Questa è la definizione di “Felicità” data da Wikipedia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Felicit%C3%A0