logo Giornalismo Libero bianco su sfondo in trasparenza
Copertina: Stalin? Ha perso, anche se ha vinto
Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
Cerca
Close this search box.

Diaspora ebraica e riappacificazione di etnie nel romanzo di Hugo Bettauer

Abbigliamento dei prigionieri dei campi di concentramento nazisti esposti al museo di Auschwitz-Birkenau

Tabella dei contenuti

Quando ero nel ghetto o in campo di concentramento – furono momenti terribili – ho incontrato delle persone che mi hanno dato un pezzo di pane, semplicemente un pezzo di pane. Ma quel tozzo di pane mi ha dato la speranza che gli uomini non sono tutte bestie e che vi è ancora luce nella storia”. Aharon Appelfeld

La profezia

Un semplice gesto di solidarietà fraterna ha riacceso la fiammella della speranza nell’anima di Appelfeld, scrittore superstite dell’olocausto israeliano, ma già, qualche secolo prima, un suo collega romanziere, Hugo Bettauer, ha profetizzato un altro brutale e spietato sterminio, quello compiuto dai nazisti nei confronti del popolo ebraico.

Hugo Bettauer

Hugo Bettauer nasce nel 1872, e diventa, ben presto, uno degli autori più letti nella Vienna dei primi anni Venti. Un narratore che si è distinto per lo stile letterario articolato, sfrontato e originale. Dopo la pubblicazione del romanzo, “La città senza ebrei. Un romanzo di dopodomani” diventa vittima di azioni rancorose e fanatiche.

Bettauer, infatti, morirà per mano di un giovane nazista nella redazione della rivista da lui fondata.

La città senza ebrei” è un bestseller premonitore di eventi drammatici che l’affermarsi del nazismo, qualche anno dopo, travolgeranno la popolazione ebraica.

Il razzismo negli anni 20 del novecento

Ideologie razziste spirano sulla società dell’epoca; il romanzo “La città senza ebrei” di Hugo Bettauer si presenta in tutta la sua attualità, a ricordare che ogni uomo ha bisogno, per la sua sopravvivenza, dell’altro, senza distinzione alcuna di etnia di appartenenza.

Il racconto è ambientato a Vienna, nei primi anni Venti del Novecento, e narra di uno Stato scampato alla prima Guerra Mondiale.

Gli sfarzi, lo splendore, il potere dell’impero austriaco appartengono ormai al passato. L’Austria si presenta come una nazione stretta nella morsa della povertà, sofferente all’idea di non contare più nulla.

La soluzione viennese

In un clima di forti tensioni tra gli abitanti autoctoni e i cittadini ebrei, il Cancelliere intuisce che i viennesi nutrono un irriducibile odio verso la popolazione ebraica. La gente originaria viennese ritiene gli ebrei gli unici e soli responsabili di tutti i suoi guai: la disoccupazione, il fallimento economico, il decadimento come impero temuto e potente.

Quale soluzione migliore se non bandire gli ebrei da Vienna? Insomma, pare non esserci pace per questo popolo in perenne diaspora.

In un’atmosfera di esacerbato estremismo giudeofobico, il Parlamento promulga una legge per espellere la gente ebraica dalla città.

Dalla tribuna degli oratori, il Cancelliere motiva tale decisione: “Con la loro enorme capacità intellettiva, con il loro cosmopolitismo libero da tradizioni, con la loro duttilità felina, il loro intuito fulmineo, con le loro capacità affinate da un’oppressione millenaria, ci hanno sopraffatto, sono diventati i nostri padroni, hanno posto sotto il loro potere tutta la vita economica, spirituale e culturale”.

Le conseguenze

Banditi gli ebrei da Vienna, i viennesi sperimentano un tracollo finanziario senza precedenti, tanto da fare un passo indietro e richiamare gli ebrei.

Conclusioni

Il finale di questo romanzo è auspicabile per ogni gruppo etnico: si celebra il ritorno di un popolo in uno sfondo di festoso ricongiungimento.

Molte persone, purtroppo, non hanno avuto la possibilità di alcun tipo di ritorno, come testimoniano le parole di Luis Sepulveda: “In un angolo del campo di concentramento, a un passo da dove si innalzavano gli infami forni crematori, nella ruvida superficie di una pietra, qualcuno, chi?, aveva inciso con l’aiuto di un coltello forse, o di un chiodo, la più drammatica delle proteste: “Io sono stato qui e nessuno racconterà la mia storia”.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

INFORMATIVA COOKIES
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy
logo Giornalismo Libero blu su sfondo in trasparenza

Accesso