Il Caso di Emanuele De Maria
Prendo spunto dal recentissimo caso di Emanuele De Maria, il detenuto che, in regime di lavoro diurno esterno, lavorava presso un albergo nel milanese. Ha prima accoltellato un suo collega, reo, per altro, solo di aver tentato di dissuaderlo dal continuare la relazione extraconiugale con la sua collega cingalese e per questo è finito in rianimazione con il rischio della vita. Poi, dopo 48 ore di peregrinaggio, ha finito per uccidere brutalmente la stessa collega con la quale intratteneva una relazione e, salito in cima al Duomo di Milano, si è gettato fra la folla, schiantandosi al suolo, finalmente morto.
La Condanna e il Sistema Giuridico
Riepilogando, De Maria era finito in carcere per l’omicidio nel 2016 di una prostituta, omicidio eseguito con diverse coltellate. Per questo delitto era stato inizialmente condannato a 30 anni di galera e, in due passaggi successivi, la pena gli era stata ridotta prima a 14 anni e successivamente a 12 anni definitivi. A condanna definitiva emessa, De Maria ha iniziato a fare un tour dei carceri, passando da Rebibbia, Seconfigliano e infine Bollate, dove era considerato un detenuto modello. Gli era stato concesso, appena 7 anni dopo la sua incarcerazione, di svolgere un’attività lavorativa esterna presso un albergo del milanese, l’Hotel Berna, dove apparentemente aveva ripreso la sua normale vita, con l’eccezione di dover rientrare in carcere la sera per dormire.
Le Incongruenze del Sistema
Questo è il quadro sostanziale della questione e su questo vorrei puntare dei riflettori accecanti, in quanto vi si possono analizzare le immense incongruenze sia nel sistema carcerario sia nel sistema giuridico e sociale del nostro paese. Sulla spinta pseudo-buonista del recupero a tutti i costi delle persone che si macchiano di un reato orribile come l’omicidio, sia di donne che di uomini, o peggio ancora di bambini.
Partendo dalla pena, abbiamo visto che in origine era stato condannato a 30 anni di reclusione – a parer mio, estremamente inadeguata a fronte di un omicidio. L’unica punizione possibile dovrebbe essere il “fine pena mai”, visto che la fucilazione in Italia è proibita. Poi, la pena è stata ridotta in appello a 14 anni e definitivamente a 12 anni di detenzione.
Il Calcolo della Pena
Ora, per chi non lo sapesse, il sistema giuridico italiano prevede uno sconto di pena di 45 giorni per ogni semestre passato in galera. Se a De Maria erano stati comminati 12 anni di prigione – 24 semestri – è facile fare il conteggio dello sconto di pena che avrebbe maturato durante tutto il periodo, il che assomma, calcolatrice alla mano, a 30 mesi, ovvero 2 anni e mezzo. Questo porterebbe l’effettiva pena scontata a un totale di 9 anni e mezzo.
Se poi consideriamo la buona condotta e, come nel caso specifico del De Maria, la possibilità di avere un lavoro esterno con regolare contratto di lavoro – al De Maria era appena stato riconfermato il contratto a tempo indeterminato, cosa che a moltissimi italiani non è dato avere – si può facilmente comprendere come l’intero sistema giuridico italiano sia del tutto errato e facilmente manipolabile e aggirabile.
La Percezione della Giustizia
Partendo dal presupposto che, con un simile sistema, anche se un assassino dovesse essere condannato a 30 anni di carcere per un efferato delitto, godrebbe inequivocabilmente di 90 mesi di sconto di pena – 7,5 anni – il che porterebbe la sua pena a un totale di 22,5 anni, che a loro volta potrebbero essere mitigati da lavori esterni, semilibertà, messa in prova o addirittura arresti domiciliari (una vera cuccagna, in quanto l’assassino resterebbe nella propria dimora libero di fare la sua vita con il solo obbligo di non uscire e di firmare presso la più vicina stazione dei carabinieri tutti i giorni). Di fatto, non sarebbero assolutamente una pena commisurata al male fatto con la privazione della vita di un altro essere umano.
Vorrei porre una domanda a tutti coloro che mi leggono: se una persona improvvisamente uccidesse un vostro genitore, una sorella/fratello o, peggio ancora, un figlio, siete sicuri che vederlo libero dopo al massimo 10 anni o, nel peggiore dei casi, 15, vi troverebbe soddisfatti e pienamente consapevoli che magari è stato messo nelle condizioni di ripetere ciò che ha fatto con altre persone?
Le Conseguenze del Buonismo
Perché di questo si tratta in questo caso: questo elemento, seriamente disturbato a livello mentale, visto il suo comportamento, non solo ha ucciso una prima volta, ma grazie alle indulgenze che la giustizia italiana ha dimostrato nei suoi confronti, ha potuto togliere la vita ad un’altra persona e, per poco, non lo faceva anche con il secondo collega, che si è salvato solo per una serie di circostanze fortuite.
E questo è un serio problema, in quanto, purtroppo, per il maledetto buonismo che serpeggia e infesta tutto l’apparato giudicante, la politica e l’intera società italiana, è possibile assistere a delitti aberranti come quello di Novi Ligure dei famosi fidanzatini Omar ed Erika, che massacrarono la madre con 40 coltellate e il fratellino con 57 coltellate – tentando prima di avvelenarlo con del topicida e poi affogandolo – uscire di prigione dopo solo 9 e 10 anni di carcere e ora liberi di viversi una vita normale come qualsiasi altra persona che lavora e si spacca la schiena da tutta una vita.
Questa, secondo voi, è giustizia?
