Finalmente mi sono imbattuto in una notizia che mi ha donato nuova linfa e mi ha fatto riacquistare un po’ più di fiducia: pare che il buco nell’ozono, che nell’estate del 2020 aveva raggiunto livelli record, arrivando a misurare circa 24,8 milioni di chilometri quadrati, nonostante i lockdown e la conseguente riduzione dell’inquinamento in atmosfera, all’improvviso è risultato completamente ripristinato!
Come è possibile che un problema che pendeva come una spada di Damocle sulle teste dell’umanità intera, noto almeno dagli anni 70, si sia improvvisamente risolto, apparentemente da solo?
Ripercorriamo brevemente il fenomeno e le sue implicazioni, assieme a quanto fatto finora dalla nostra razza umana nel tentativo disperato di contrastare il fenomeno:
L’ozono è uno strato gassoso, formato da tre atomi di ossigeno legati fra di loro (il normale ossigeno presente in atmosfera, che noi respiriamo, è composto da due atomi) presente fra i 10 e i 50 km di altitudine. La scoperta che la Terra possiede uno strato di ozono nelle parti più “alte” dell’atmosfera (stratosfera) è abbastanza recente e risale alla metà del XX secolo. Nel 1974 tre scienziati americani, Rowland, Molina e Crutzen, che si stavano occupando dello studio dei CFC (clorofluorocarburi, sostanze chimiche sintetiche contenenti cloro, fluoro e carbonio), scoprirono che tali composti erano i principali responsabili di una consistente riduzione dell’ozonosfera. La scoperta ha dato il via ad una serie di provvedimenti in materia, tra cui il più importante è il Protocollo di Montreal, firmato il 16 settembre 1987 da tutti i paesi del mondo, entrato in vigore nel 1989. Il protocollo di Montreal prevede, in particolare, la graduale eliminazione dei CFC.
Oggi i CFC sono vietati, tranne che per piccole quantità considerate essenziali per alcune applicazioni molto specifiche.
Eppure, nonostante questo, il buco nello strato di ozono era cresciuto rapidamente da metà agosto scorso, raggiungendo il suo picco proprio del 2020, arrivando a misurare circa 24,8 milioni di chilometri quadrati. Alla fine di dicembre, ancora nel 2020, il buco si è chiuso.
Come è stato possibile ciò? Gli scienziati non hanno grandi spiegazioni, e cianciano di condizioni metereologiche favorevoli (che non si erano mai verificate in 50 anni???), dunque o non si sa come questo sia stato possibile o, se qualcuno ne sa qualcosa, non è intenzionato a darne notizia al grande pubblico.
Ma fra le teorie più interessanti che ho reperito vi è quella per cui sarebbe opera del miracolo vivente che risponde al nome di Ettore Majorana. Negli ultimi tempi, Alfredo Ravelli e Rolando Pellizza, quando intervistati, hanno parlato spesso della possibilità, data dalla macchina di Majorana (di cui, peraltro, abbiamo già parlato in un precedente articolo: https://www.giornalismolibero.it/blog-detail/post/136420/la-macchina-di-majorana:-pochi-lavorano-(invano)-e-tutti-dormono) di trasformare i rifiuti presenti sul nostro pianeta in ozono, ma mai avrei osato immaginare che qualcosa stesse già operando dietro le quinte e che potesse risolvere il problema in così poco tempo!
Ma è solo una teoria, supportata da qualche indizio e non da prove e, anche se così fosse, ci sarebbe da chiedersi se, in questo caso, avessero agito per proprio conto, questi uomini straordinari, e allora come mai non gli sia stata sequestrata l’ennesima macchina e, se non hanno operato da soli, per conto di chi hanno avuto il permesso di fare questo, potendo operare tranquillamente?
Insomma, pare che un fenomeno così rapido non possa essere avvenuto per via naturale, e allora la domanda è lecita: chi ha richiuso il buco nell’Ozono?
fonti:
https://tg24.sky.it/ambiente/2021/01/08/buco-ozono-antartide-chiuso