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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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Le infinite balle sulle pensioni

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Lo stato Italiano ha deciso, da sempre, come quasi tutti gli stati Europei e, ultimamente, anche gli Stati Uniti d’America, di “gestire” in modo aprioristico un fondo garantista sulle pensioni della gente.

Per essere piu’ chiari, lo stato ha semplicemente detto “voi cittadini, non siete abbastanza lungimiranti e, quindi, intervengo io, creando un istituto apposito, che obblighera’ tutti quanti a versare delle percentuali dei loro stipendi in un fondo, in modo che alla fine della vostra vita lavorativa io, stato, possa garantirvi una continuazione della vostra vita, rilasciandovi, mese per mese, quanto avete accantonato durante tutto il corso della vostra vita lavorativa”.

Questo, in sostanza, si chiama stato assistenziale e, sotto alcuni aspetti, potrebbe essere anche da considerarsi cosa buona anche se, tutto sommato, si potrebbe discutere sulla liceita’ di tutto questo.

In pratica e’ come se i vostri genitori vi dicessero che vogliono una percentuale del vostro stipendio, in modo che possono cosi’ garantirvi le vacanze estive ogni anno o le settimane bianche.

In un’economia familiare questo potrebbe anche essere giusto, visto che i vostri genitori vi “ospitano” in casa loro e, quindi, e’ assolutamente giusto che voi partecipiate alle spese di manutenzione della casa o alle spese quotidiane per campare e comperare il cibo.

Ma in una societa’ non e’ scritto da nessuna parte che lo stato si sostituisca ai genitori e obblighi tutti quanti a dargli in gestione una quota parte del proprio guadagno affinche’ “forse”, dopo 40 anni di duro lavoro, sia in grado di pagarmi una pensione.

Ma, considerando che il meccanismo possa anche essere, in linea di massima, accettabile, per via del fatto che ci sono diversi soggetti che non sono in grado di lavorare per motivi indipendenti dalla loro volonta’, soggetti che non trovano lavoro poiche’ non ce n’e’ o persone che, per altri mille motivi, non riescono a lavorare continuativamente, di modo da potersi garantire la vecchiaia, diciamo che il sistema pensionistico, come fu concepito il secolo scorso, potrebbe anche essere una cosa giusta.

Chiarito questo punto, andiamo ad esaminare quello che effettivamente e’ successo negli anni e la situazione nella quale siamo oggi.

Per gestire tutto questo enorme flusso di denaro, e’ stato creato l’INPS ovvero l’Istituto Nazionale Previdenza Sociale, organismo che avrebbe dovuto fare da collettore fra i soldi che gli venivano conferiti dai privati e dalle aziende che versavano mensilmente le quote pensionistiche per loro stessi o per i loro dipendenti.

E qui sono iniziati i veri problemi fin da subito, in quanto tale organismo e’ stato costruito e gestito in modo faraonico e, nel tempo, utilizzato come vero e proprio “raccoglitore di voti”, in quanto i politici di turno lo utilizzavano per garantirsi l’appoggio ora di una categoria ora dell’altra.

Ovvero il tutto non e’ stato ottimizzato e gestito come il buon padre di famiglia e’ uso fare, ma semplicemente come gallina dalle uova d’oro dalla quale poter prelevare continuativamente denari da elargire a tutti i propri amici e senza considerare o preoccuparsi minimamente di cosa avrebbe potuto succedere da li’ a 40 anni (tanto ci avrebbero pensato le generazioni future) e, quindi, utilizzando la classica politica dell’oggi personale, piuttosto che pensare al domani collettivo.

Ma tralasciando per un attimo questo aspetto, anche perche’ altrimenti bisognerebbe scriverci sopra un saggio di centinaia di pagine e sarebbe abbastanza complicato da comprendere, voglio ora esaminare nel dettaglio quello che penso possa risultare assolutamente comprensibile a chiunque.

Prendiamo, ad esempio, una persona “normale” che inizia a lavorare a 20 anni e che continui a lavorare fino a 60-62 anni, ovvero per i fantomatici 40-42 anni di lavoro (periodo considerato congruo da tutti anche se e’ del tutto arbitrario decidere che un essere umano “debba” lavorare per 40 anni piuttosto che per 30) e che abbia un’aspettativa di vita come indica la media nazionale ovvero 82 anni.

In questo caso, questa persona dovra’ avere da parte una cifra che gli permetta di avere una “pensione” mensile sufficiente a garantirgli una vita dignitosa per i restanti 20 anni di vita dopo il lavoro.

Ipotizziamo, altresi’, che tale soggetto percepisca 1.200 € mensili fissi per tutti i 42 anni di lavoro – senza considerare aumenti, premi o quant’altro per comodita’ di calcolo – e che di questa cifra, come da regole nazionali, il 33% venga corrisposto dall’azienda all’INPS che dovra’ gestire tali soldi in modo equo, tali da garantire la pensione al nostro eroe.

Il 33% di 1.200 € sono 396 € che, moltiplicati per 13,5 – 12 mensilita’ piu’ tredicesima e gratifica natalizia -, danno la bellezza di 5.346 € che, moltiplicati a loro volta per 42 anni di lavoro, creano un accantonamento di 224.532 € con il quale poter pagare la pensione della persona in questione.

E qui viene il bello, poiche’ se andiamo a prendere una qualsiasi tabella di calcolo degli interessi composti annuali e imputiamo un tasso di interesse del 4%(ricordiamoci che oggi, nella finanza corrente esistono depositi con dei tassi di interesse di molto superiori, basti pensare ai classici fondi obbligazionionari che riconoscono anche il 9 il 10 e alle volte interessi superiori) vedremo cosi’ un capitale finale di circa 560 mila euro.

Di conseguenza, se dividiamo i 560.000 € per i mesi di vita restante ovvero per 20 anni – 240 mesi – otterremo una quaota mensile di 2.333 € di pensione.

Da questa cifra possiamo pure togliere i conteggi relativi a inflazione e varie altre voci finanziarie negative, ma mai si potrebbe scendere sotto una ragionevolissima cifra di almeno 2 mila euro.

A voi sembra che, oggi come oggi, un lavoratore con 1200 euro di stipendio, alla fine della sua vita lavorativa percepira’ una tale cifra come pensione?

Con molta probabilita’, e se sara’ fortunato, riuscira’ a percepire una pensione di poco superiore ai 5-600 € se non addirittura di meno e con i quali non potra’ nemmeno lontanamente sognarsi di poter vivere decentemente.

E qui, come qualcuno mi obietta sempre, non ci sono considerati gli emolumenti relativi alla previdenza saniataria, poiche’ essi costituiscono un’altra parte dei versamenti che vengono effettuati dalle aziende per i loro lavoratori.

D’altra parte, dobbiamo tenere presente anche che i versamenti relativi a tutte quelle persone che vengono a mancare prima della maturazione della propria pensione, magari dopo solo 5 o 10 anni di lavoro, non vengono ne’ restituiti, ne’ pagati agli eredi o parenti, ne’ tantomeno utilizzati in qualche formula assicurativa che tuteli mogli, mariti o figli ma, semplicemente, vengono inglobate nell’assurda macchina mangia soldi che e’ diventata l’INPS.

E, per aggiungere beffa al danno di tutta questa “montagna sacra” che e’ diventato l’istituto che ci dovrebbe garantire una tranquilla vecchiaia, oggi i nostri politici ci vengono a dire con tranquillita’ che siamo in emergenza poiche’ le nostre pensioni future dovranno pagarle i nostri figli, poiche’ i conti non sono stati fatti bene nel passato e ora bisogna rimediare.

Inoltre, e’ da decenni che continiamo a sentir blaterare i nostri politici a proposito di faraoniche riforme del sistema pensionistico, eppure non si riesce a venirne a capo in nessun modo.

Eppure uno stato serio non ci metterebbe molto, oggi come oggi, a riformare un sistema per garantire la pensione decente che abbiamo analizzato in precedenza, con le cifre riportate.

Basterebbe creare un fondo garantito dallo stato stesso nel quale far confluire automaticamente tutti i versamenti mensili delle aziende e dei lavoratori e alla fine del periodo di lavoro; tale sistema erogherebbe mensilmente la pensione sul conto corrente dell’interessato.

E, inoltre, nel momento che un lavoratore termini i propri versamenti perche’ deceduto, il sistema restiutirebbe l’intero capitale versato e non sufficiente per maturare la pensione, ai legittimi eredi che siano la moglie, il marito o i figli.

Ma, purtroppo, a questa semplicissima soluzione non arriveremo mai poiche’, per poterla raggiungere, dovrebbe prevedere una condizione assolutamente irrealizzabile da qualsiasi stato attuale.

L’intero vecchio sistema dovrebbe essere smantellato e ricostruito ex novo, con criteri simili a quelli indicati poco sopra, di modo che nel futuro non ci siano piu’ sperequazioni come quelle alle quali siamo obbligati ad assistere da oltre 50 anni.

Ma, per fare questo, bisognerebbe avere a disposizione l’unico elemento che in Italia e’ praticamente impossibile da avere, e cioe’ dei politici seri.

Come ultima considerazione, possiamo stare assolutamente tranquilli nel considerare che, in parallelo all’aumento dell’eta’ media verso i 100 anni, potremo veramente assistere all’implosione disastrosa di tutto il nostro sistema pensionistico e state pur certi che, se non e’ all’alba, lo sara’ al tramonto – come recita un saggio proverbio Toscano – ma arriveremo al classico punto di non ritorno e allora saranno veramente dolori per tutti quanti.

Se tutti noi cittadini continueremo a dormire senza volerci svegliare da questo eterno sonno – o meglio incubo – con molta probabilita’ si arrivera’ ad un punto di rottura fra stato e cittadini che normalmente si chiama in un modo molto semplice: GUERRA CIVILE.

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