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Copertina: Stalin? Ha perso, anche se ha vinto
Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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La triade dei più beceri traditori

Bandiere dei sindacati confederati

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L’incipit di tutta questa storia recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.

Se, nello scacchiere dei giochi, pur preordinati, per questo nostro paese “Non donna di province, ma bordello” siamo riusciti, per un ventennio, ad assaporare un benessere reale, accompagnato da un vero sentimento democratico da parte della popolazione, lo si deve ad una ed una sola cosa: il movimento di risveglio mondiale che si è avuto dalla fine degli anni ’60, cui si sono accodate rivendicazioni di diritti umani, sentimenti di fraternità e pace ma, soprattutto, la realizzazione massima di quest’opera non poteva che sfociare nei movimenti e nelle rivendicazioni sindacali, che hanno permesso ad un popolo prima diviso e distrutto dalla guerra, poi sottomesso, spremuto e fuorviato a seconda dei desiderata del vincitore di turno, di avere finalmente un più ampio respiro.


Sempre più si è andata strutturando un politica “dal basso” di sicurezza sui luoghi di lavoro (che pure non ha mai smesso di mietere, incessantemente, le sue vittime), di limitazione degli orari ad esso dedicati, di paghe minime e contratti collettivi che tutelassero i diritti sacrosanti della base di questa piramide sociale.

Vorrei accompagnarvi, solo per un istante, nel magico mondo dal quale derivano le parole, vi va?

Dal latino ci pervengono due termini distinti per indicare il contributo dell’uomo al benessere sociale, e questi due termini sono “opus” e “labor”, ovvero “opera” e “lavoro”. Volete che, nel certosino lavoro di stesura della nostra decantata costituzione, i padri fondatori non si fossero posti lontanamente la questione?

Noi ce la poniamo, e andiamo a vedere, nell’etimo, cosa significano questi termini:

Opus/opera: lavoro svolto, di concetto o di fatica, azione che un uomo perpetra durante la giornata;
Labor/lavoro: fatica, durar fatica.

Quindi, di partenza, perché l’Italia non poteva fondarsi sull’opera? Forse che, sottilmente, abbiano inteso passare il messaggio che vivere in questa terra sarebbe stato logorante e fatale per chiunque?
Forse la domanda è tendenziosa, e non vorrei nemmeno lanciare questa orribile ipotesi ma, da libero pensatore, continuo ancora a pormi delle domande, nonostante gli sforzi delle alte gerarchie acchè chiunque smetta di compiere questa “opera” disdicevole…

Ma passiamo oltre.

Mentre la popolazione viene sempre più spaccata dal potere occulto in essere, e non si fa che parlare di obbligatorietà di questo maledetto pass anche per andare in bagno, la cosa che fa più rabbia in assoluto è la connivenza, in tutto questo, di quelle figure che più dovrebbero essere vicine e a difesa degli “ultimi”.

Ad ogni modo, tornando a noi, le organizzazioni sindacali si sono, nei decenni, strutturate in maniera sempre più verticistica, a causa, soprattutto, della mancanza di partecipazione, dei ritmi lavorativi che sono tornati a contrarsi spasmodicamente, delle politiche sempre più stringenti e mille altri motivi (ognuno avrà i suoi), e trovo che i lavoratori, come rane bollite a fuoco lento, siano stati ben felici di delegare, ancora una volta, a terzi, le proprie responsabilità e la difesa delle proprie ragioni, strutturando l’organizzazione sindacale dei lavoratori in base alla stessa farsa rappresentata dal voto che si deponeva nell’urna cinerar… pardon, elettorale!
Difatti, avendo fatto per 10 anni l’operaio, posso dirvi che le ultime elezioni delle rappresentanze sindacali si sarebbe dovuta tenere più di due anni fa e, ad oggi, non ne ho ancora notizia da parte dei miei ormai ex colleghi.

Dove voglio arrivare? Al punto che ci ha portati esattamente dove siamo oggi, in cui 3 signori nessuno, a capo delle maggiori organizzazioni sindacali odierne (cui molti lavoratori, fortunatamente e finalmente, avranno compreso quanto sia il caso di negare il proprio consenso, strappando le relative tessere) si sono arrogati il diritto di parlare a nome di tutti, andando contro i loro interessi, pasteggiando allegramente con i padroni, mentre i poveri lavoratori si sono trovati in mano un cerino sempre più corto, fino a bruciarsi le dita.

Oggi non solo tali organizzazioni non difendono affatto i diritti del lavoratore ma, anzi, spingono esse stesse verso un’obbligatorietà del green pass sui luoghi di lavoro e, persino, per un obbligo vaccinale da opporre come ricatto a chi necessita il pane.

Ora, mi piacerebbe molto dilungarmi sulla enorme frode che comporta l’utilizzo del termine “diritto” al plurale, ma non è questa la sede (fate ricerca, ne beneficerete!).

E così, i vertici di quest’organigramma malato, di cui non si trova mai la fine, sguazzano nella propria malvagità, consci che il popolo, se mai dovesse svegliarsi, si rivolterà prima di tutto contro coloro che avrebbero dovuto essergli più vicini e, una volta ingenerata una guerra fra poveri, fra ultimi e penultimi, come hanno sempre fatto nella storia, avranno tutto il tempo di riorganizzarsi con calma, dopo il thè delle cinque.

Infamia e vergogna a questi squallidi individui, senza scrupoli.


Ahimè, ormai l’essere abbietti e spietati, assolutamente mancanti di ogni senso di umanità, sembra diventato l’unico e fondamentale presupposto per fare strada, a questo mondo.

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