In questi giorni, sulla scia del lancio della navetta Crew Dragon, finanziata interamente da privati e fortemente voluta da Elon Musk, si e’ fatto un gran parlare del nostro passato aerospaziale e sopratutto del nostro futuro, a livello di viaggi nello spazio piu’ o meno profondo.
Sono stati ripercorsi i successi e gli insuccessi dell’uomo, partendo da Gagarin nel 56, per arrivare alla tanto discussa conquista della Luna nel 69, per finire agli ultimi lanci dello Space Shuttle di qualche anno fa.
In tutto questo nuovo fermento, si e’ ipotizzato il nostro immediato futuro, come nuove missioni sulla Luna – prima donna – o del tanto atteso viaggio verso Marte di un equipaggio vero e proprio fino alla tanto agognata conquista anche di Marte stesso, da parte dei primi astronauti.
Poi si e’ dibattuto sull’ipotesi di poter iniziare, nel giro di qualche decennio, la colonizzazione della Luna, a fini quasi industriali e dello stesso Marte con colonie interscambiabili.
Per poi arrivare, da parte dei piu’ sfrenati sognatori, ad immaginare le possibilita’ di mandare prima delle sonde e poi magari anche degli equipaggi, su alcuni satelliti di Saturno e forse, anche piu’ in la’.
E proprio in questi giorni, mi e’ capitato di confrontarmi con alcuni conoscenti e sostenitori della possibilita’ di mandare due astronauti sulla “vicina” Alpha Centauri, nel tempo record di soli 18 anni!!
Sarebbe veramente bello, al di la’ del fatto che mi si dovrebbe spiegare cosa cavolo ci vanno a fare su un sistema stellare ternario, privo di pianeti cosiddetti “interessanti”, nel senso che tale sistema e’ assolutamente privo di pianeti anche lontanamente simili alla terra e, cosa ancor piu’ importante, privi nel modo piu’ categorico delle fondamentali caratteristiche per supportare la vita umana.
Che fanno, ammesso che sia possibile questo viaggio, arrivano li’, danno un’occhiata, saluta e tornano indietro??
E arriviamo al motivo per il quale io sostengo la quasi impossibilita’ di un tale tipo di viaggio.
La strabiliante velocita’ del viaggio, grazie alla quale in solo 18 anni si percorrerebbe una distanza di 4,6 anni luce, si dovrebbe attestare verossimilmente intorno ad 1 quinto della velocita’ della luce, ovvero circa 550 milioni di km l’ora.
Ovvero una tale velocita’ permetterebbe di coprire la distanza terra Marte in poco meno di 10 minuti!!
Sembra pazzesco ma in linea di principio, tale velocita’ si potrebbe raggiungere, con combinazione di carburanti speciali – elio3 – e accelerazioni di tipo magnetico permanente.
Ho detto in linea di principio poiche’ tale situazione andrebbe ad impattare con due caratteristiche fondamentali che lo impedirebbero di fatto.
Il primo problema, lo si riscontrerebbe nell’accelerazione.
E’ risaputo che il corpo umano non puo’ sopportare un’accelerazione superiore ai 9 g per piu’ di qualche minuto.
E visto che per raggiungere una velocita’ come quella riportata poco sopra, ci vorrebbe un’accelerazione costante di almeno 5g per un periodo di diversi mesi, e’ del tutto ovvio che gli effetti collaterali non tarderebbero a presentarsi, impedendone di fatto l’applicazione.
Stessa cosa, al contrario, avverrebbe all’arrivo in quanto bisognerbbe declerare di pari intensita’ nello stesso periodo.
Secondo fatto che a parer mio impedirebbe tale velocita’, e’ dato dal pericolo di impattare con altri corpi solidi vaganti per lo spazio, come micrometeoriti, frammenti di roccia o altri corpuscoli.
E questo per una legge della fisica, quella del calcolo dell’energia cinetica sviluppata, che prende in esame il peso dei due corpi collidenti, la loro velocita’ di incontro e la esprime in Joule.
Ora, riportare la formula qui sarebbe complicato e non comprensibile ma bsati pensare che se un’astronave incontrasse anche un meteorite della dimensione di un pompelmo, a 550 milioni di km l’ora, con molta probabilita’, si disintegrerebbe all’istante.
E non speriamo che avvenga come nei film di Star Wars o di altre saghe, poiche’ il famoso Millennium Falcon, impatta spesso con meteoriti anche di grandi dimensioni, viaggiando a velocita’ folli, senza farsi nulla.
Nel film.
Nella realta’ del Millennium Falcon non ci sarebbe gia’ piu’ nulla dopo il primo impatto.
Terzo problema assolutamente insormontabile, per lo meno con le attuali conoscenze tecnologiche, e’ la permanenza per 18 anni nello spazio di 2 astronauti.
Infatti, nei vari esperimenti condotti sulla terra, a lungo dibattuti dal mondo scientifico, si e’ visto che gli astronauti della Iss la stazione spaziale permanente, perdono circa il 4/5% della massa ossea nei 6 mesi di permanenza nello spazio.
E una quota parte di tale massa, non e’ recuperabile in quanto irreversibile.
Alla luce di questi dati, non penso sia nemmeno lontanamente pensabile, una permanenza superiore a 1 anno nello spazio, figuriamoci a 18 anni moltiplicato 2 per il ritorno.
Al traguardo arriverebbero solo 2 cadaveri.
E purtroppo, nessuna notizia buona nemmeno sul fronte del cosiddetto criosonno…….tutte cose da fantascienza.
Sia per i motivi illustrati delle rispondenze fiscihe, ipotrofia muscolare e osteoporosi acuta in primis, sia per una questione di riabilitazione corporea.
E in piu’, vorrei vedere chi sarebbe disposto a perdere 36 anni di vita, dormendo.
Da tutte queste considerazioni, si traggono purtroppo, delle sconfortanti risultanze.
Alla conoscenza attuale – e secondo il mio modesto avviso, per sempre – all’umanita’ la visita dello spazio “esterno”, ovvero oltre al nostro sistema solare, e’ e sara’ sempre precluso.
Se siamo bravi e non ci autodistruggeremo nei prossimi anni, avremo la possibilita’ di viaggiare solo ed esclusivamente, nel perimetro del nostro “giardino di quartiere”
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Luca Bandini
Nato a Milano il 12 Agosto 1960, figlio di Franco Bandini e Paola Montini.
Trasferitosi in Toscana a 10 anni, ha frequentato Liceo Scientifico e Istituto Tecnico Agrario.
Interrotto gli studi per un grave incidente con la moto, ha iniziato a lavorare in svariati settori.
Dopo molteplici esperienze lavorative, si e' trasferito ad Abu Dhabi dove risiede attualmente.
Ha sempre seguito il padre, storico e scrittore di fama mondiale, senza peraltro seguirne mai le orme.
Solo negli ultimi 15 anni, ha iniziato a cimentarsi nella difficile arte dello scrivere.
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