Il 2025 potrebbe rappresentare l’anno cruciale in cui l’ordine globale, così come lo conosciamo, potrebbe iniziare a sgretolarsi.
Osservando le dinamiche geopolitiche attuali, è evidente che il mondo sta già vivendo un conflitto su scala mondiale, anche se in forme diverse da quelle a cui eravamo abituati nel passato..
Non si tratta di battaglie combattute direttamente tra le grandi potenze, ma di una guerra multidimensionale che si sviluppa su vari fronti: guerre per procura, scontri economici e finanziari, attacchi informatici, sabotaggi discreti e campagne di disinformazione.
Il panorama globale si è polarizzato attorno a due blocchi principali, ciascuno con una visione opposta su come dovrebbe essere organizzato il potere a livello mondiale.
Da un lato, gli Stati Uniti e i loro alleati storici mantengono un ordine unipolare, centrando il loro predominio su politica, economia e forza militare.
Dall’altro lato, troviamo un gruppo di nazioni emergenti, guidato da Russia, Cina e Iran, che aspirano a un sistema multipolare, dove il potere è distribuito in modo più equo tra diverse regioni e civiltà.
Questi due blocchi si confrontano apertamente nei principali teatri geopolitici mondiali, utilizzando conflitti locali e regionali come campo di battaglia per affermare la propria visione dell’ordine globale.
Tre aree in particolare stanno emergendo come cruciali in questa lotta: Taiwan, l’Ucraina e il Medio Oriente.
Taiwan nel 2025: il punto caldo dell’Asia orientale
Uno dei principali punti di attrito tra Stati Uniti e Cina è rappresentato da Taiwan.
Per Pechino, l’isola è una provincia ribelle che deve essere riportata sotto il controllo del governo centrale, anche con l’uso della forza se necessario.
Per Washington, Taiwan è un baluardo fondamentale nella strategia di contenimento della Cina.
Gli Stati Uniti non si limitano a fornire sostegno militare a Taipei: inviano un chiaro segnale politico che non permetteranno alla Cina di cambiare unilateralmente lo status quo nella regione.
La questione di Taiwan non riguarda solo la sovranità territoriale, ma anche il controllo delle rotte commerciali e delle catene di approvvigionamento tecnologico.
L’isola è infatti un hub cruciale per la produzione di semiconduttori, indispensabili per l’economia globale.
Un conflitto aperto su Taiwan avrebbe quindi ripercussioni ben oltre l’Asia, minacciando la stabilità economica e tecnologica mondiale.
Ucraina nel 2025: il fronte europeo
In Europa, l’Ucraina continua a essere il fulcro dello scontro tra Russia e Occidente.
La guerra in corso non è solo una questione regionale, ma un confronto diretto tra due visioni opposte del futuro dell’Europa e del mondo.
Da un lato, la NATO sostiene Kiev con risorse militari, economiche e diplomatiche, vedendo nel successo ucraino un elemento chiave per arginare l’influenza russa.
Dall’altro, Mosca considera l’Ucraina come parte integrante della propria sfera d’influenza e un elemento essenziale per la propria sicurezza nazionale.
La posta in gioco in Ucraina è enorme.
Per l’Occidente, il fallimento ucraino rappresenterebbe una vittoria per l’autorità russa e un segnale di debolezza della NATO.
Per la Russia, il successo in Ucraina è fondamentale per consolidare la propria posizione come potenza mondiale e per rafforzare il blocco multipolare di cui è uno dei principali promotori.
Il conflitto in Ucraina sta anche ridefinendo le dinamiche energetiche globali.
Le sanzioni occidentali contro la Russia hanno spinto Mosca a rafforzare i legami con la Cina e altri paesi del blocco multipolare, creando nuove rotte commerciali e alleanze economiche che stanno lentamente erodendo il dominio occidentale nei mercati energetici.
Medio Oriente nel 2025: il nodo irrisolto
Il Medio Oriente rimane una delle regioni più instabili e strategicamente rilevanti al mondo.
Qui, la competizione tra i due blocchi globali è particolarmente evidente.
Da un lato, gli Stati Uniti e i loro alleati regionali, tra cui Israele, Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, cercano di mantenere il controllo sulle risorse energetiche e di limitare l’influenza iraniana.
Dall’altro, l’Iran, sostenuto da Russia e Cina, cerca di consolidare la propria posizione come potenza regionale e di espandere la propria influenza attraverso alleanze con gruppi come Hezbollah, Hamas e le milizie sciite in Iraq.
Il Medio Oriente è anche il teatro di una complessa guerra per procura che coinvolge diversi attori locali e internazionali.
Ad esempio, il conflitto in Yemen, dove l’Arabia Saudita guida una coalizione contro i ribelli Houthi sostenuti dall’Iran, è un chiaro esempio di come le rivalità globali si riflettano in scontri regionali.
La situazione in Siria aggiunge ulteriore complessità.
Dopo anni di guerra civile, il paese rimane profondamente diviso, con diverse potenze straniere che sostengono fazioni opposte.
La presenza di forze russe, iraniane, turche e americane sul terreno riflette la competizione globale per il controllo di questa regione strategica.
Le guerre per procura come strumento di potere
Le guerre per procura sono uno degli strumenti principali attraverso cui i due blocchi cercano di affermare la propria supremazia.
Questo tipo di conflitto consente alle grandi potenze di evitare uno scontro diretto, riducendo i rischi di un’escalation incontrollabile.
Tuttavia, queste guerre fanno sentire le loro conseguenze in modo devastante sulle popolazioni locali, che un gioco di potere che va ben oltre i loro confini intrappola.
In queste guerre, le potenze forniscono supporto militare, economico e logistico ai loro alleati locali, trasformando conflitti regionali in battaglie per il controllo dell’ordine mondiale.
La posta in gioco non è solo il dominio territoriale, ma anche l’influenza ideologica, economica e tecnologica.
Il futuro dell’ordine globale

Il 2025 potrebbe essere un anno decisivo per il futuro dell’ordine globale.
La polarizzazione tra unipolarismo e multipolarismo sta raggiungendo il suo apice, e le conseguenze di questo confronto saranno profonde e durature.
Se gli Stati Uniti e il loro blocco di alleati riusciranno a mantenere la propria posizione dominante, garantiranno un ordine mondiale caratterizzato da una leadership centralizzata.
Se invece il blocco multipolare emergerà come vincitore, il mondo potrebbe avviarsi verso un sistema più frammentato, ma potenzialmente più equilibrato.
Le implicazioni di questo cambiamento si rifletteranno non solo a livello geopolitico, ma anche nelle dinamiche economiche, culturali e tecnologiche.
Il mondo potrebbe diventare più instabile, con una maggiore competizione tra potenze regionali, ma potrebbe anche aprirsi a nuove opportunità di cooperazione e dialogo.
In questo scenario, è fondamentale che i leader globali riconoscano la necessità di evitare un’escalation incontrollabile e di lavorare per trovare soluzioni diplomatiche ai conflitti in corso.
Solo attraverso il dialogo e la cooperazione sarà possibile costruire un ordine mondiale che rispecchi le aspirazioni e i bisogni di tutte le nazioni.
Il 2025 rappresenta quindi un crocevia per il futuro dell’umanità.
La direzione che prenderemo dipenderà dalle scelte che faremo oggi e dalla nostra capacità di affrontare le sfide globali con saggezza, determinazione e visione.
Carlo Makhloufi Donelli
Di questi argomenti abbiamo parlato anche qui:
https://giornalismolibero.com/fine-dellegemonia-occidentale-e-lemergere-di-un-nuovo-ordine-mondiale/
Secondo Wikipedia la teoria del Nuovo Ordine Mondiale sarebbe una tesi complottista:
https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_del_complotto_del_Nuovo_ordine_mondiale